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Le litanie alla Madonna dell’Arco di Macerata Campania, Caturano, Recale, Musicile e Portico di Caserta

Il mese di maggio ai piedi del Monte Tifata, nella bassa valle del fiume Volturno, si apre e si chiude con i pellegrinaggi dedicati alla Madonna dell’Arco. In questa occasione gruppi di fedeli dalle Parrocchie di Caturano, Macerata Campania, Musicile, Portico di Caserta e Recale raggiungono a piedi la città di Sant’Anastasia in provincia di Napoli, dove sorge l’antico Santuario.

I pellegrini, fra cui ritroviamo i tipici battenti (o fujenti) vestiti di bianco con una fascia rossa cinta in vita e una fascia in spalla di colore azzurro a simboleggiare i colori del manto della Vergine Maria, percorrono un lungo tragitto di circa 40 km, portando con sé in processione immagini, bandiere, stendardi e macchine a spalla, ognuno dei quali è dedicato alla Madonna dell’Arco.

Nella descrizione riportata sul sito web del Santuario possiamo ripercorrere questi momenti, che trovano il loro clou nel giorno di Pentecoste:

«Dal Lunedì in Albis fino a Pentecoste, ogni sabato, domenica e lunedì continuano a giungere al Santuario altri gruppi di Battenti e altri pellegrini.
La vigilia di Pentecoste ad es. giungono in pellegrinaggio i Battenti dalla provincia di Caserta (Caturano, Macerata Campania, Musicile, Portico e Recale). Vengono a piedi, in preghiera, accompagnati un tempo da carri riccamente addobbati a festa e trainati da buoi, oggi sostituiti da trattori addobbati con palme e nastri colorati, per permettere ad anziani e bambini di svolgere il pellegrinaggio senza stancarsi eccessivamente.
Entrano in Santuario per omaggiare Maria accompagnati dal tradizionale canto delle Litanie alla Madonna nel loro tipico dialetto. Terminato il pellegrinaggio sono soliti accamparsi nel giardino del convento e passare qui la notte in spirito di fratellanza, condividendo tutti insieme il pasto della cena. Al mattino dopo aver partecipato alla S. Messa delle ore 7:00, riprendono a piedi il loro cammino per far ritorno alle loro case e festeggiare nelle loro città.»

Dalle notizie raccolte dal prof. Pasquale Capuano, all’inizio degli anni 2000, apprendiamo che i pellegrinaggi da questa area del casertano hanno avuto inizio nei primi anni del XX secolo, rinnovati poi di generazione in generazione fino ad arrivare ai giorni nostri.

Uno dei tratti caratteristici dei pellegrini del casertano, che non ritroviamo nella miriade di pellegrinaggi dell’area del napoletano, è soprattutto legato all’intonazione della tipica “litania”.

Il testo della litania raccolto nel 2017 grazie all’intervista concessa da Giulio D’Addio, una delle voci più belle della comunità di Portico di Caserta, recita così:

Santa Maria
Madre e Creste
Madre e Creatore
Madre e Salvatore
Madre Castissima
Madre Purissima
Santa de Geniti
Madre del Buon Consiglio
Rosa Mistica
Vergine Fedele
Virgo Vergine
Virgo Clemente
Virgo Potente
Maronn’ ‘e l’Arc’
Agnus dominis peccat’ (3 volte)

che viene decantata da un primo gruppo di persone, a cui segue la risposta:

Uoi Maronn’je ffacce grazie

intonata da un secondo gruppo di persone, il quale dopo le ultime 3 strofe conclude così:

Misere e Domine (3 volte)

L’esecuzione della litania

Ingresso dei pellegrini di Macerata Campania nel Santuario della Madonna dell’Arco. Video del 01/06/2019 realizzato da Vincenzo Capuano.

Come è facilmente riscontrabile dall’ascolto della litania, il testo viene decantato con una pronuncia che si discosta molto dall’italiano utilizzando una parlata in dialetto locale con retaggi del modo di parlare latino. Ad esempio il termine “Madre” viene pronunciato come “Mater”. Inoltre, le espressioni vengono adattate nella pronuncia dagli esecutori facendo terminare i vocaboli finali con il suffisso “e”. Seguendo questa regola stilistica l’espressione “Madre del Buon Consiglio” diventa così “Mater bon conselie”, che corrisponde al latino “Mater Boni Consilii”.

Secondo Roberto De Simone, che nel 1978 ha dedicato degli studi all’argomento, «il canto fa riferimento alle litanie lauretane, eseguite con un latino corrotto ma ubbidiente a particolari regole fonetiche». Ad esempio «La risposta corale “Uoi Maronn’je ffacce grazie” (O Madonna, facci grazia) è la corrispettiva traduzione dell’espressione latina “Ora pro nobis”».

Bibliografia

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