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Le casate nobiliari di Roccaromana del XIX e XX secolo

  • Storia

Roccaromana, piccolo paese di Terra di Lavoro, ha vantato numerose casate nobiliari che si sono succedute nel corso dei secoli. Ricordiamo, infatti, nei secoli XVI-XVII le famiglie Arcamone, Di Capua, Marzano e Paternò-Caracciolo; mentre nei secoli XIX-XX le famiglie Perrotti, Zarone, Rinaldi e Peluso. In questo breve viaggio riviviamo la storia dei palazzi nobiliari e delle famiglie che vi dimorarono.

L’ospedale di beneficenza, per anni simbolo di Roccaromana, fu fortemente voluto dal rev. Don Nicola Rinaldi, parroco della frazione di Santa Croce dal 1809 al 1855, che dopo l’Unità d’Italia assunse la presidenza della Congrega di Carità e gestì l’ente di beneficenza per molti anni; il fratello Biagio, ingegnere, fu il progettista dell’ampliamento e del riammodernamento della struttura al fine di realizzare un moderno istituto di scienza e di carità.

Lapide commemorativa posta sul portale d’ingresso dell’ex Ospedale di Beneficenza AGP

Soffermiamoci un attimo, dunque, sulla famiglia Rinaldi e sul suo legame con Roccaromana. Giovanni Rinaldi, benefattore e amante dell’arte nonché colonnello dell’esercito regio delle Due Sicilie, ebbe quattro figli: Nicola sacerdote, Michele commerciante di legname, Diomede farmacista e Biagio ingegnere.

Giovanni Rinaldi in divisa militare dell'Esercito italiano

Il palazzo Rinaldi, in piazza San Cataldo, è di particolare pregio artistico oltre ad essere diviso in più ale comprendenti anche un edificio a sé stante che sorge nel giardino che costeggia il bosco e l’adiacente chiesa di San Cataldo. Michele Rinaldi ebbe vari figli ma Roccaromana sicuramente ricorderà, in modo particolare, la signora Elisa, nata nel 1892, fortemente devota al santo patrono e donna di estrema carità. Primogenita di Michele, abitava in Largo Cappella, nel palazzo avito, attualmente di proprietà della famiglia Attanasio; al piano terra, nell’angolo fra via Peluso e largo Cappella, vi era la cappella gentilizia di San Giuseppe dove venivano celebrate le novene ai defunti nel buio della notte, tradizione ripetuta fino agli anni quaranta del ventesimo secolo quando la cappella fu poi trasformata in un deposito privato.

Elisa Rinaldi e suo padre Michele erano molto legati alla famiglia Paternò, tanto che nel 1898 Antonio Paternò cedeva in enfiteusi a Michele Rinaldi un terreno montuoso con i ruderi dell’antico Palazzo Baronale e delle Torri di vedetta, visibili sul versante della collina del monte castello (fondo denominato “la Rocca”); l’ala sud, invece, dell’antico Palazzo Baronale, in migliori condizioni, era stata venduta decenni prima dai Paternò alla benestante famiglia Angelone. Il terreno e i ruderi delle Torri sono ancora in parte di proprietà dei discendenti della famiglia Rinaldi, mentre un’altra parte è stata venduta al Comune di Roccaromana nel 2010.

Atto da cui si evince che il Marchese Paternò donò in enfiteusi il fondo detto “la Rocca” ed i ruderi del palazzo baronale al Signor Michele Rinaldi, in cambio di una quantità annua di olio di oliva.
Cartolina stampata prima della guerra. Nella foto a destra Via Roma, sullo sfondo la Torre dell’orologio e sulla destra il Palazzo Rinaldi prima della distruzione causata dalla guerra.

Elisa sposò in prime nozze il giudice Francesco de Pertis originario di Dragoni (CE), giudice in Accadia, Cavaliere degli ordini della Corona d’Italia e dei SS. Maurizio e Lazzaro. Il giudice morì in un ospedale napoletano all’età di 39 anni, il giorno 21 giugno del 1926. I funerali si svolsero in Roccaromana il mattino del 23 giugno; all’ingresso del paese, ad attendere il feretro vi erano schierati tutti i bambini delle scuole municipali, il Sindaco Cav. Alessandro Zarone, il Fascio con il gagliardetto, le maggiori personalità di Roccaromana e dei paesi limitrofi. A braccio il feretro fu portato presso la monumentale Chiesa della SS. Annunziata dove il rito funebre fu celebrato dai sacerdoti don Bartolomeo Palumbo e don Giuseppe Angelone, originario di Roccaromana e Arciprete di Pietramelara, che nel discorso di commiato ricordò come Roccaromana nella sua secolare storia non ha mai visto un simile consenso universale di animi mesti e dolenti e grati a Lui per le cospicue ed imponenti elargizioni per permettere il completamento della chiesa madre di San Cataldo, santo a cui era profondamente devoto. La salma fu tumulata nella cappella gentilizia dei Rinaldi che sorge di fronte al Cimitero comunale. Nel piazzale antistante il camposanto molte autorità del tempo, quali il Sindaco, il Segretario comunale, l’ufficiale sanitario dott. Paolo Conca e l’avvocato Edgardo Nicoletti di Napoli proclamarono gli elogi funebri.

Diomede Rinaldi Sindaco di Roccaromana

Elisa Rinaldi, in seconde nozze, sposò il medico Nicola Rinaldi, suo cugino di primo grado. Elisa, senza dubbio punta di diamante della famiglia, morì improvvisamente nel 1944 non riuscendo a sopravvivere alla rovina della sua casa e della sua patria causate dalla tragica guerra. Durante gli anni del matrimonio abitarono d’inverno nel palazzo in piazza San Cataldo, mentre d’estate in quello in largo Cappella. Nicola Rinaldi fu ufficiale medico nella Prima guerra mondiale, direttore dell’Ospedale di Roccaromana cui lascerà nel 1959, anno della sua morte, la somma di 5 milioni di lire per l’assistenza ai non abbienti del paese. Fu podestà dal 1938 al 1942 e successivamente, per molte consiliature, parteciperò alle elezioni come “candidato sindaco” ma rinuncerò all’incarico che conferì, di volta in volta, ai suoi consiglieri più fidati (al suo braccio destro Tommaso Minutillo o all’amico Filippo Perrotta o a Dante Lombardi) per non lasciare l’impegno di medico condotto. Partecipò alle elezioni politiche del 1953 candidandosi alla Camera dei Deputati con il Movimento Sociale Italiano, risultando il primo fra i non eletti.

Anche Elisa fu una grande benefattrice tanto che, con il suo denaro, finanziò la realizzazione di varie opere come il trono marmoreo dove è custodita la statua di San Cataldo vescovo, dedicandolo al primo marito; l’altare maggiore che dedicò al padre Michele Rinaldi; l’altare laterale sinistro alla sorella Annina Rinaldi, deceduta prematuramente, e quello di destra sempre al de Pertis. Va ricordato che nell’antica chiesa di San Cataldo, distrutta nel 1880 per far spazio alla nuova, vi era una cappella laterale il cui patronato era della famiglia Rinaldi e in cui vi erano seppelliti alcuni appartenenti al nucleo familiare. Da notare che le chiese erano utilizzate dalle famiglie nobiliari come luogo dove esercitare il proprio potere e la propria influenza. Le famiglie Peluso e Zarone, viventi nella parte bassa del paese, esercitavano il loro patronato sulla chiesa della SS. Annunziata (dove avevano anche il diritto di sepoltura), e le famiglie Rinaldi e Perrotti, che dimoravano nella parte alta, su quella di San Cataldo. Ricordiamo che per secoli queste famiglie, pur apparentemente in pace ed in armonia, sono state in competizione fra loro per il potere politico e sociale, alternandosi nella gestione amministrativa, in particolar modo le famiglie Zarone e Rinaldi.

Diomede Rinaldi, fratello di Michele e padre del dottore Nicola, nacque nel 1893; Cavaliere ufficiale e Sindaco di Roccaromana dal 1895 al 1897 e dal 1900 al 1920; svolse la professione di farmacista dal 1876 al 1924.

Intestazione di una lettera inviata dal Re di Sardegna alla famiglia Rinaldi nel 1830

Fra le opere più importanti realizzate da sindaco ci fu la progettazione e la realizzazione della strada che collega la frazione di Statigliano con Latina di Baia. Nel 1905 partecipò ad un pranzo offerto dal re Vittorio Emanuele III al Palazzo del Quirinale dove ebbe in dono un servizio di 12 calici di casa Savoia di cui oggi rimane un unico esemplare recante la scritta “F.E.R.T. Fortitudo eius Rhodum tenuit”, motto della Casa Reale.

Per i proprio meriti ricevette anche dal sovrano in enfiteusi due vani sottostanti la storica sede delle scuole municipali “Maschili e Femminili” di Roccaromana, come dimostra la pergamena autografa e con sigillo della Real Casa, gelosamente conservata dagli eredi. Il legame tra la famiglia Rinaldi e la Real Casa affonda le radici in un rapporto di stima e amicizia fra gli avi di Giovanni Rinaldi e i sovrani del Regno di Sardegna come dimostra un documento storico logorato dal tempo e custodito dai discendenti.

Nel 1923 fece costruire, sul fondo di sua proprietà “Campo di Lupo”, fronte al Cimitero Comunale, la cappella sepolcrale gentilizia di interessante stile arabeggiante.


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