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A 150 anni dal cambio di toponimo: da Casanova e Coccagna a Casagiove

  • Storia

Chi è addentrato nella storia locale di sicuro sarà a conoscenza del fatto che un tempo l’attuale Comune di Casagiove aveva una ben diversa titolazione, quella di Casanova e Coccagna. L’odierno toponimo di Casagiove, da “Casa di Giove”, venne deliberato successivamente all’unificazione nazionale, con Regio decreto di re Vittorio Emanule II di Savoia del 17 febbraio 1872. La decisione di mutare il titolo comunale da parte degli amministratori locali dell’epoca, il cui Consiglio comunale era guidato dal sindaco Pasquale Silvagni, ricco proprietario nativo di Capua, scaturì non soltanto dalla “smania romanticistica” che il processo risorgimentale riaccese negli animi di molti, ma probabilmente anche da un vero e proprio rinnovamento civile. E così, rifacendosi alla storia antica e gloriosa del mondo romano, i responsabili comunali pensarono bene di rifarsi al tempio di Giove che, a quanto pare, era presente sulle falde del Monte Tifata, proprio dove è ubicato il territorio comunale casagiovese.

Bisogna tener presente, inoltre, che in passato il casale di Casanova, il cui toponimo è certamente di derivazione longobarda, non si trovava in realtà unito al vicino villaggio di Coccagna, essendo infatti due casali autonomi della vicina e più importante città di Capua. Agli inizi del XIX secolo, in concomitanza con i primi anni del Decennio francese (1806 – 1815), il villaggio di Coccagna dal 1807 al 1809 venne aggregato al comune di Recale, insieme a Portico e Masserie – attuale San Marco Evangelista –. E proprio sotto re Gioacchino Murat i due casali vennero uniti nel 1810, dando vita al Comune di Casanova e Coccagna.

Pasquale Silvagni, sindaco di Casagiove nell'anno del cambio del toponimo (1872)

Scriveva nel 1924 il prof. Angelo De Santis, in una sua opera editoriale, che Casagiove – circondario di Caserta e mandamento di Santa Maria Capua Vetere –, «per una doppia trafila», prima di assumere l’attuale denominazione, si chiamava Casanova «dal nome di uno dei due borghi che formavano il comune», mentre l’altro borgo era quello di Coccagna. Il Consiglio Comunale, però, nella seduta del 30 dicembre 1862, «per distinguere il comune da altri di consimile denominazione», decise di aggiungere anche il nome del borgo riunito di Coccagna, ricevendone in questo modo l’ufficialità con Regio decreto del 26 marzo 1863.

Nove anni dopo, tuttavia, «non essendosi pienamente raggiunto lo scopo», il Consiglio Comunale ritenne conveniente di sostituire al doppio nome di Casanova e Coccagna quello di Casagiove. Il Consiglio Comunale deliberò questa decisione il 30 ottobre 1871, mentre l’ufficialità si ottenne soltanto con il Regio decreto del 17 febbraio 1872. Va detto che il prof. De Santis, nello scrivere su Casagiove, prendeva in considerazione quanto affermato dal sacerdote nonché archeologo Francesco Maria Pratilli, il quale nella sua celebre opera del 1745 intitolata Della Via Appia riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi, così scriveva nei riguardi di Casagiove: «Il nostro villaggio che ora dicesi Casanova, nelle antiche scritture del’XI e XII secolo del Signore, dicevasi in quei tempi a casa Iove. Sul monte, ov’era il già detto tempio [di Giove, a sinistra del monte Tifata, rivolto verso oriente], avvi una fonte, che dal volgo dicesi al presente la fontana di Giove».

Casagiove, foto d'epoca

Allo stesso modo, lo storico e nobile capuano, nonché vescovo di Sessa Aurunca, monsignor Francesco Granata, scriveva nella sua opera del 1752 intitolata Storia civile della fedelissima città di Capua, che: «il nome del pagus Casa – Iove, poco distante dal tempio di Giove, fu corrotto in Casanova». Inoltre, il professor De Santis prendeva in considerazione l’opera del direttore del Museo Provinciale Campano di Capua, il canonico don Gabriele Iannelli, intitolata Monografie storiche, in cui il canonico Iannelli ricordava che Casanova e Coccagna, figuravano tra i 56 casali che continuavano ad esser numerati dipendenti da Capua per tutto il secolo XII.

C’è da dire, infine, che, a scanso di equivoci, allo stato attuale almeno dal regesto di un considerevole numero di pergamene medievali di Capua, a partire dall’epoca longobarda, ancora in corso di svolgimento da parte dello studioso Giancarlo Bova, appare solo il toponimo Casanova.

Bibliografia
  • Dizionario corografico dell’Italia / compilato per cura [di] Amato Amati; col concorso dei sindaci, delle rappresentanze provinciali e di insigni geografi e storici, i nomi dei quali sono indicati in fine dei relativi articoli. (Volume Secondo), Milano 1866;
  • Angelo De Santis, I comuni della provincia di Caserta che hanno cambiato denominazione dopo il 1860, Roma 1924;
  • Aldo Di Biasio, La questione meridionale in Terra di Lavoro: 1800 -1900, Napoli 1976.

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