Lo scenario
Il 24 maggio 1915 il Regno d’Italia entrava nel primo conflitto mondiale dichiarando guerra all’Impero austro-ungarico. Sono passati ormai 106 anni da quella data che tanto doveva significare nella storia d’Italia. Gli storici si sono sempre interrogati su quanto effettivamente il popolo italiano fosse propenso all’entrata in guerra. Dagli studi condotti fino ad ora risulta evidente che la maggior parte dei cittadini era contraria al conflitto. Non a caso la decisione, come prevedeva la carta costituzionale del Regno, ovvero lo Statuto Albertino del 1848, non venne presa dal Parlamento, ma essenzialmente dal sovrano Vittorio Emanuele III, dal presidente del Consiglio Antonio Salandra e il ministro degli Esteri Sydney Sonnino. Il Partito Socialista Italiano, tranne l’ala che si distaccò per seguire Mussolini, e la maggior parte dei liberali, guidati da Giolitti, era contraria alla guerra. Esisteva però una minoranza, assai più chiassosa e comunicativa dei neutralisti, che si riuniva intorno a figure come Gabriele D’Annunzio, Filippo Tommaso Marinetti e i Futuristi, e ai socialisti rivoluzionari come Benito Mussolini e Filippo Corridoni, che richiedeva a gran voce la guerra e che dall’estate del 1914 fino al “maggio radioso” del 1915 invadeva le piazze con manifestazioni e comizi. A questa schiera appartenevano soprattutto i giovani rampolli della borghesia che agognavano di rivivere l’epopea garibaldina e risorgimentale per liberare le terre “irridente” dal giogo austriaco. A questa schiera appartenevano anche alcuni giovani maddalonesi che per inseguire quel sogno persero la vita nelle trincee del nord Italia.
Gli uomini
Alcune notizie relative a quelli che oggi definiamo “gli interventisti e volontari maddalonesi” sono giunte fino a noi oggi grazie ad un volume del rettore degli anni ’30 del Convitto Nazionale “Giordano Bruno” di Maddaloni, Gaspare Caliendo, dal titolo “In memoria degli studenti caduti nella Grande Guerra e di Carlo Scalera”, poi approfondito dalla pubblicazione “Cittadini maddalonesi nella Grande Guerra” di Salvatore Borriello e Antonio Cembrola. Si tratta solo di una piccola traccia sul tema dell’interventismo a livello locale, argomento degno di uno studio più approfondito. Esso però ci aiuta a desumere alcune informazioni e notizie altrimenti perse e a definire alcuni dei nomi dell’interventismo maddalonese che perirono in guerra.
Alberto Corcione (1)*: nato a Maddaloni il 16 giugno 1888, dopo aver compiuto gli studi liceali al Convitto, si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Napoli. Al quarto anno, allo scoppio del conflitto, decise di arruolarsi e venne inviato col grado di sergente al 60° Reggimento fanteria. Proprio in trincea si ammalò gravemente, probabilmente di spagnola, cosa che non gli permise di frequentare il corso di allievo ufficiale di complemento. Morì in un ospedale a Capua il 5 ottobre 1918 e l’Università gli concesse la laurea in lettere alla memoria.
* Il numero a lato del nome indica la foto corrispondente. Manca solo l’immagine di Raffaele Liguori mai pubblicata
Sebastiano Della Valle (2): nato a Maddaloni il 29 settembre 1893, era studente universitario quando partecipò a diverse manifestazioni interventiste a Napoli. Allo scoppio della guerra si arruolò come aspirante ufficiale nel 71° Reggimento fanteria. Morì a Vallarsa, sull’altopiano di Asiago, il 28 giugno 1916. «Ferito al petto mentre – si legge nel libro di Caliendo – con nobile ardimento, si portava coi suoi uomini a soccorso di altra parte di compagnia, sprezzando il pericolo continuava ad incitare i suoi soldati. Scacciato il nemico, cercava in ogni modo di porre al riparo il proprio reparto, ma, iniziando il lavoro, una seconda pallottola lo colpiva mortalmente in fronte». Per questa azione venne decorato con la medaglia d’argento al valor militare. È sepolto nel cimitero di Maddaloni.
Gennaro Di Franco (3): nato a Maddaloni il 31 gennaio 1891, dopo aver studiato al Convitto Nazionale “Giordano Bruno”, conseguì il diploma di maestro. Di Franco, alla vigilia del confitto, fu un acceso interventista: partecipò a diverse manifestazioni anche a Roma. Allo scoppio della guerra si arruolò volontario e venne inviato come tenente al 37° Reggimento fanteria “Ravenna”. Ricevette diversi encomi solenni, ma morì in combattimento a Panovizza, presso Gorizia, il 16 maggio 1917. Per questo motivo ottenne la medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione: “Guidava animosamente la prima ondata di attacco alla conquista di una posizione fortemente battuta dal nemico. Più tardi, sotto un furioso bombardamento, con la parola e con l’esempio, incitava i dipendenti a resistere finché, colpito in pieno, cadeva gloriosamente sul campo”. È sepolto nel cimitero degli Eroi di Oslavia (Gorizia). Una targa lo ricorda nella cappella di famiglia al cimitero di Maddaloni.
Mario Golini (4): nato a Maddaloni il 3 gennaio 1898, Golini frequentava ancora il Liceo “Giordano Bruno” quando, animato da uno spirito interventista, decise di raggiungere il fronte. Venne arruolato nel 3° Reggimento artiglieria da montagna. Venne fatto prigioniero in seguito alla rotta di Caporetto e spedito in Austria in un campo di prigionia dove morì il 14 aprile 1918.
Raffaele Liguori: nato a Maddaloni il 4 dicembre 1896, anche lui aveva compiuto gli studi liceali al Convitto Nazionale “Giordano Bruno”. Fu un autentico interventista e prese parte a diverse manifestazioni a Napoli. Dopo il 24 maggio si arruolò come caporal maggiore nel 216° Reggimento fanteria “Tanaro”. «Alla famiglia – scrive Caliendo – indirizzava lettere di incoraggiamento e di fede, dicendosi felice di combattere per la grandezza della Patria». Morì in combattimento a Gradisca d’Isonzo il 24 agosto 1917. È sepolto nella cappella di San Michele nel cimitero di Maddaloni.
Clemente Montuori (5): nato a Maddaloni il 16 febbraio 1892, dopo gli studi liceali partecipò da volontario anche in Libia, durante la Guerra italo-turca del 1911-1912. Allo scoppio del Primo conflitto mondiale decise di rispondere alla chiamata alle armi da volontario e venne inviato come sergente del 15° Reggimento fanteria “Savona”. Morì in seguito a ferita d’arma da fuoco sul Carso il 22 ottobre 1915 durante la terza battaglia dell’Isonzo.
Luigi Rossi (6): nato a Maddaloni l’11 settembre 1898, anche lui era ancora al Liceo quando decise di abbandonare gli studi per arruolarsi. Fu impegnato in azioni belliche sul Carso e poi venne inviato al 204° Reggimento fanteria di stanza in Albania. Morì in combattimento il 7 luglio 1918. Gli venne conferita la medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione: «Durante l’attacco di una forte posizione, dando mirabile prova di elevato sentimento del dovere, noncurante di una ferita riportata, si spingeva coraggiosamente avanti, finché colpito di nuovo da una raffica di mitragliatrice nemica, trovava la morte gloriosa sul campo».
Domenico Tammaro (7): nato a Maddaloni il 18 novembre 1896, si era appena iscritto all’Università quando all’età di 19 anni decise di partire volontario arruolandosi nel Regio Esercito. Seguì prima il corso di allievo ufficiale alla Scuola Militare di Modena e poi nel marzo 1916 venne destinato come tenente del 38° Reggimento fanteria. Il 24 marzo partecipò alla sua prima azione bellica. Morì il 7 novembre 1917 durante la ritirata sul Tagliamento a Ponte Polcenigo. Si guadagnò una medaglia di bronzo ed una d’argento al valor militare con le seguenti motivazioni: «Durante un contrattacco nemico, trovandosi il suo plotone aggirato, nella intimazione di resa, fattagli da un ufficiale avversario, reagiva con prontezza ed energia, riuscendo a mantenere ordinato il suo plotone, a respingere il nemico e a conservare la posizione, agevolando anche il ritorno di alcuni suoi militari che erano già stati separati dal reparto. Monte Seluggio 15 luglio 1916». (Medaglia di bronzo).
«Comandante di una compagnia mitragliatrici con calma e coraggio mirabile impegnava personalmente le armi dove maggiormente era il pericolo, fermando per più ore il nemico che attaccava con forze preponderanti ed infliggendogli gravi perdite, finché colpito da una granata avversaria lasciava gloriosamente la vita sul campo. Ponte di Polcenico 7 novembre 1917». (Medaglia d’Argento)
Bibliografia
- M. Meriggi, L. Teboldi, Storia delle Istituzioni Politiche, Carocci Editore 2020;
- G. Caliendo, In memoria degli studenti caduti nella Grande Guerra e di Carlo Scalera, 1939;
- S. Borriello, A. Cembrola, Cittadini maddalonesi nella Grande Guerra, Tipografia Diaconia, 2015.
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