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I Sidicini. Un popolo di guerrieri

  • Storia

Teano è stata la capitale dell’antico popolo dei Sidicini, gli ultimi ad arrendersi alla potenza di Roma contro la quale combatterono nella guerra latina e nelle tre guerre sannitiche. I Sidicini vengono ricordati per la prima volta da Tito Livio nel 343 a.C. a proposito della prima guerra sannitica. Dietro minaccia dei Sanniti, i Sidicini si allearono con Capua, Roma, la Lega latina, Suessuola e Cuma. I Romani riuscirono a sconfiggere i Sanniti nella battaglia del Monte Gauro, ma i Sidicini rimasero ancora sotto l’influenza sannitica.

Nel 340 a.C., invece, i Sidicini strinsero alleanza con la Lega Latina, i Volsci e gli Aurunci contro Roma e i Sanniti, ma la guerra latina si concluse nel 338 a.C. con la vittoria di Roma e la sconfitta della Lega Latina. Ancora, nel 336 a.C. i Sidicini conquistarono e distrussero la città degli Aurunci, ma questi chiamano in soccorso il Senato di Roma che inviò l’esercito. Nell’anno 335 a.C. i Sidicini si unirono con gli Ausoni di Cales contro Roma, ma i Romani dispersero i due eserciti costringendoli alla ritirata.

Tito Livio, nel capitolo 16 del libro VIII della sua Ab Urbe Condita, così ricorda il carattere guerriero dei Sidicini: «I senatori romani non trascurarono tale guerra perché tante volte i Sidicini avevano direttamente portato guerra o dato man forte a quelli che la portavano o erano stati causa di conflitti». Nell’anno 334 a. C. i Romani, a causa della rocambolesca fuga di Fabio Massimo, conquistarono Cales e la città divenne una Colonia. I consoli sidicini, tuttavia, continuarono a combattere partecipando, negli anni 327-305, alla seconda e alla terza guerra sannitica. Un popolo di soldati, quindi, che non si arrendeva facilmente ma resistette con la forza sia ai Sanniti che ai Romani. Il Senato romano contro di essi, infatti, inviò gli stessi due consoli che avevano conquistato Cales: Marco Valerio Corvo – il più grande comandante di quel tempo – e Attilio Regolo.

Dopo la conquista romana, la città di Teanum divenne Municipio e conobbe un periodo di grande sviluppo, tanto da essere considerata da Strabone, alla fine del I sec. a.C., la principale città posta lungo la via Latina. Al tempo di Augusto diventò Colonia e restò, durante tutta l’età imperiale, la più grande città della Campania interna, dopo Capua, come dimostrano le numerose dediche di imperatori che ricoprirono il ruolo di patroni della Colonia stessa.

Dopo la resa di Capua i Romani portarono a Teano 28 senatori prigionieri che avevano provocato la ribellione della città per giustiziarli nel foro. Gli altri 25 senatori capuani, invece, furono uccisi nel foro di Cales. «Fulvio – ricorda Tito Livio – arrivò con un reparto di cavalleria nel foro di Teano e fece massacrare i Capuani a colpi di verga e poi li fece decapitare con la scure» (libro XVI cap. 14).

Di quell’epoca Teano conserva un grande Teatro di età imperiale, restaurato di recente, i resti del Circo, dell’Anfiteatro, del Foro, di alcuni templi e di edifici termali in gran parte interrati. Ospita anche un interessante museo archeologico, allestito nella trecentesca Cavallerizza ed è sede di un’antica Diocesi del IV secolo d.C. risalente al martire San Paride, primo vescovo e patrono di Teano. La cattedrale, costruita sulla tomba del martire, è stata ricostruita dopo la Seconda guerra mondiale, a causa dei bombardamenti che l’avevano distrutta, ma conserva interessanti opere d’arte, sculture ed epigrafi nella sua cripta.

Dopo la conquista longobarda, Teano divenne Contea. Nella sua Curia, nell’anno 963, furono redatti due dei primi documenti in lingua volgare: il Placito di Teano e il Memoratorio, oggi conservati nell’archivio dell’Abazia di Montecassino. L’ordine benedettino, infatti, ebbe diversi monasteri a Teano dove, nell’ottobre 883, vi stabilì la sua sede principale portandovi il tesoro dell’abbazia di Montecassino, distrutta dai Saraceni, insieme al documento originale della regola benedettina.

Giovan Battista Pacichelli, pianta di Teano (1703)

All’alba del 26 ottobre 1860, sul ponte di San Cataldo a Borgonuovo, frazione di Teano posta a circa 3 km dal centro abitato, ebbe luogo lo storico Incontro di Teano tra Vittorio Emanuele II di Savoia e Giuseppe Garibaldi. L’evento è ricordato da un monumento realizzato sul luogo, in occasione nel Centenario del 1960. Nel centro storico, invece, in via Garibaldi, una lapide indica la casa dove Garibaldi stesso si fermò con i garibaldini, mentre altre due lapidi, sistemate nell’androne e all’esterno del palazzo Caracciolo, ricordano che in quella casa fu ospitato Vittorio Emanuele II fino al 27 ottobre 1860.

Teanesi furono lo storico longobardo Erchemperto, il Segretario di Stato della regina Giovanna I Antonello Centonze, il Segretario di Stato di Ferrante d’Aragona Antonello Petrucci, il Ministro di Ferdinando II Nicola Gigli, Giacomo De Diano Conte di Calvi, Antonello De Filippo Segretario di Stato di Giovanna II, Ludovico Abenavolo (1470ca-1535ca), uno dei tredici italiani della Disfida di Barletta, il Crociato Alfonso Magno, Leopoldo De Renzis (1749-1799) Ministro delle armi della Repubblica Partenopea, il primo Presidente della Repubblica Partenopea Carlo Lauberg (1762-1834), il naturalista Stefano delle Chiaie e Nicola Laurenza. A Teano vissero e morirono anche il poeta del 500 Luigi Tansillo, Sant’Urbano, Sant’Amasio e San Terenziano le cui reliquie sono conservate in cattedrale.


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