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Alfonso Maria de’ Liguori. Santo, vescovo, artista e cantautore

  • Storia

Premessa
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori è certamente uno tra i santi più popolari del Mezzogiorno, non soltanto per il semplice fatto di essere stato napoletano “verace”, ma soprattutto perché nel corso della sua esistenza terrena ha saputo mettere a frutto alcuni grandi talenti come la scrittura, l’arte e la musica, cercando in questo modo di poter avvicinare maggiormente i fedeli al Signore, così come al culto verso la Gran Madre di Dio. Sant’Alfonso, in modo particolare, è legato ad una dei canti natalizi più famosi al mondo, TU SCENDI DALLE STELLE, noto anche come Canzoncina a Gesù Bambino e sicuramente quando ci capita di canticchiarla ci riporta alla mente i ricordi giovanili. Derivato da un’altra opera di Sant’Alfonso, Quanno nascette Ninno, scritta in lingua napoletana e di cui si segnala una superba esecuzione (https://youtu.be/rCf6oYdE24k), essendo queste composizioni musicali legate all’ormai imminente Santo Natale, ci è sembrato opportuno spendere anche qualche parola per presentare a grandi linee la figura di sant’Alfonso.

Una vita costellata di successi, dall’attività forense alla vocazione
Sant’Alfonso nacque a Marianella, sobborgo napoletano, il 27 settembre 1696, dall’unione di Giuseppe de Liguori con Anna Caterina Cavalieri. Il piccolo Alfonso ricevette il battesimo a Napoli, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria dei Vergini, retta dai Padri vincenziani (San Vincenzo de’ Paoli). Un episodio davvero curioso lega la nascita del santo con il gesuita grottagliese, san Francesco De Geronimo, conosciuto dal padre di sant’Alfonso in quanto essendo ufficiale della marina ebbe modo di conoscerlo proprio sulla sua flotta e ne rimase affascinato dallo splendido stile di vita tutto improntato al Vangelo. San Francesco De Geronimo, sapendo della nascita del piccolo Alfonso, si recò presso la sua fastosa abitazione per fare visita ai genitori e, vedendo il neonato, profetizzò in qualche maniera quello che sant’Alfonso sarebbe diventato col tempo: «Questo bambino, vivrà vecchio vecchio, né morirà prima degli anni novanta: sarà vescovo e santo e farà grandi cose per Gesù Cristo».
La formazione culturale di sant’Alfonso si proietterà maggiormente nello studio di materie letterarie e scientifiche, solcando la passione per l’arte pittorica, per la poesia e in special modo per la musica. Soltanto all’età di 12 anni, nel 1708, sant’Alfonso si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Napoli, nel periodo in cui la capitale del Regno, con la sua vivacità era fucina di grandi menti, tra cui merita menzione il filosofo Giovanbattista Vico e il grande artista, nonché caposcuola dell’arte pittorica, Francesco Solimena. Una volta conseguita la laurea in Legge, sant’Alfonso ebbe modo di dimostrare la sua brillante avvocatura, fin quando, però, nel 1723 subì una grossa mortificazione in campo professionale, ricevendo una ingiusta sentenza nel processo in cui difendeva Filippo Orsini duca di Gravina contro il Granduca di Toscana. Fu questa, infatti, la delusione che fece capire ad Alfonso la vera strada da seguire, e fu così che, vestito l’abito talare ed incominciati gli studi teologici, nel 1726 fu ordinato sacerdote. Nel 1732 sant’Alfonso iniziò nell’adoperarsi a fondare una Congregazione avente come punto nevralgico quello delle missioni popolari. Fu così che nel 1749 papa Benedetto XIV concesse l’approvazione pontificia alla Congregazione del SS. Redentore, i cui membri sono meglio noti come Redentoristi.

Vescovo della diocesi di Sant’Agata de’ Goti
Dopo la dipartita del vescovo monsignor Flaminio Danza, avvenuta nel 1761, la sede vescovile di Sant’Agata de’ Goti rimase vacante. Diversi vescovi aspiravano, in realtà, a reggere pastoralmente questa sede, non solo per l’ameno luogo geografico in cui era collocata, ma anche per la sua vicinanza con la capitale del Regno. La scelta da parte del Sommo Pontefice Clemente XIII non fu facile e soltanto, per così dire, su consiglio del cardinale Spinelli optò su don Alfonso Maria de’ Liguori, ritenuto «teologo di prim’ordine». Non fu facile, però, far accettare questa decisione pontificia a sant’Alfonso, il quale scrisse addirittura al Papa evidenziando particolarmente i suoi problemi di salute, ma il pontefice non ne volle sapere.
Nel 1762, consacrato vescovo a Roma, presso la chiesa di Santa Maria della Minerva, da lì parti per raggiungere la diocesi santagatese. Fermatosi a Pagani, ricevette acclamazioni popolari, passando per Napoli e Casoria, proseguendo per Caserta e Maddaloni. Il vescovo di Caserta, in particolare, assieme alle autorità accompagnarono sant’Alfonso fino al confine della diocesi casertana, presso i Ponti della Valle (odierno Valle di Maddaloni). All’epoca, la diocesi di Sant’Agata comprendeva anche i comuni della Valle di Suessola (Arienzo, Santa Maria a Vico, Cervino, San Felice a Cancello) e, nella cittadina più grande, Arienzo, al fianco della chiesa collegiata di Sant’Andrea apostolo sorgeva la residenza secondaria del vescovo (oggi adibita a Museo Alfonsiano), e dove per alcuni anni sant’Alfonso dimorò, essendo in quella zona il clima più mite.
Per questa sua decisione di risiedere ad Arienzo, infatti, sant’Alfonso ricevette non poche critiche dai santagatesi per il fatto di non risiedere presso l’Episcopio. Il governo episcopale di sant’Alfonso a Sant’Agata de’ Goti durò fino al 1775. Ritiratosi poi tra i suoi religiosi redentoristi a Pagani (Salerno), morì nel 1787. Proclamato Beato nel 1816, venne elevato alle glorie degli altari nel 1839. La sua canonizzazione si rivelò, tra i Comuni di Terra di Lavoro, una vera e propria gara d’affetto. Per la celebrazione a Roma della canonizzazione diversi Comuni della provincia casertana parteciparono attivamente tramite l’elargizione di offerte in denaro, e tra questi si ricordano Calvi (odierna Calvi Risorta), Maddaloni, Casaluce, Casanova e Coccagna (odierna Casagiove), Marcianise.

Cattedrale di Sant'Agata de' Goti

I talenti di sant’Alfonso
Oltre ad avere esercitato fino all’ultimo il suo carisma sacerdotale, sant’Alfonso seppe mettere a frutto i suoi talenti sempre a gloria di Dio. Grande scrittore, compose ben 111 opere di grande valenza teologia e devozionale. Per le sue missioni popolari erano ritenuti mezzi efficaci la poesia, l’arte pittorica e la musica. Importante è stato, per quanto riguarda la pittura, l’incontro con l’artista marcianisano Paolo De Majo, il quale, divenne in qualche modo il pittore della “teologia alfonsiana”, in particolare per le immagini delle copertine delle opere mariane scritte da sant’Alfonso. Certamente, però, il talento a cui maggiormente accostata la figura del Santo napoletano fu la musica, il mezzo che usava per le sue finalità prettamente spirituali. Nella produzione musicale alfonsiana è possibile distinguere due tipi di generi: la “canzoncina sacra” usata durante le missioni popolari, e la “cantata spirituale” usata per gli esercizi spirituali.
Le canzoncine spirituali, in particolar modo, erano cantante da egli stesso essendo ritenute efficaci al pari di una predica, tanto da portare molte persone alla conversione. Fu così che, pian piano, queste canzoncine si diffusero dovunque, divenendo in qualche modo patrimonio sacro della cultura cristiana occidentale. La canzoncina senza dubbio più celebre è quella dedicata al Santo Natale, TU SCENDI DALLE STELLE. Sulla composizione di quest’ultima esistono alcune tradizioni legate principalmente al luogo: la prima tramanda che il Santo la compose presso il convento della Consolazione in Deliceto (Foggia), mentre, la seconda racconta che il Santo presente a Nola, lì recatosi per delle predicazioni, musicò per la prima volta il canto natalizio più bello di tutti al clavicembalo.

Bibliografia
  • Tommaso Correra, S. Alfonso a S. Agata dei Goti, Materdomini s.d. (senza data).
  • Marcella Campanelli, Alfonso Maria de Liguori: uomo, scrittore, vescovo e santo, Foglianise 2020.
  • Raffaele D’Addio, S. Alfonso Maria de Liguori e le missioni popolari. Il carisma missionario alfonsiano strada per la nuova evangelizzazione, Todi 2020.
  • Francesco Perrotta, Memorie del passato. La storia socio – religiosa della Valle di Suessola e della diocesi di Acerra tra il XVI e XIX secolo, Manocalzati 2020.

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