Famiglia Zarone
La nobile famiglia Zarone possedeva gran parte dei palazzi nobiliari di Roccaromana: il palazzo situato all’ingresso del paese (attualmente di proprietà della famiglia Peluso), sulla cui facciata principale sono conservati gli stemmi della famiglia, il palazzo in via Peluso e l’attuale Sede Municipale.
Della famiglia Zarone è importante citare Alessandro Zarone, nato nel 1800, sindaco di Roccaromana dal 1824 al 1848. Fu promotore del restauro della chiesa della Ss. Annunziata a cui era particolarmente legato come ricorda la lapide funeraria posta all’interno del tempio sacro dove si fece seppellire alla sua morte nel 1857: “le sue virtù sociali e le sue opere, questo tempio di lui parlerà quanto la civiltà del suo paese che Egli fece più col suo che col pubblico denaro”. Volle fortemente anche il restauro della chiesa della Madonna della Neve e fece costruire la Torre dell’orologio al centro di Roccaromana, con un motore a pesi e con ingranaggi sofisticati e complessi che ancora oggi si possono ammirare.
Il figlio Marco, medico come il padre, durante il suo mandato di sindaco (1860-1885) fece costruire l’impianto originale del cimitero di Roccaromana.
Fu sindaco di Roccaromana anche Pasquale (1851-1860), medico e fratello di Marco.
Alessandro Zarone, figlio di Marco, colonnello dell’esercito, fu sindaco dal 1921 al 1926, contribuì alla costruzione della chiesa di San Cataldo e realizzò molte riforme e opere interessanti. Adottò come figlia la signora Anna Zarone, figlia del fratello Silverio, ancora ricordata dai roccaromanesi per la sua eleganza e generosità nonché per la devozione al Sacro Cuore di Gesù e al Santo Patrono. La famiglia Zarone era anche proprietaria di un ampio appezzamento di terreno, popolarmente chiamato ‘a vigna, il cui accesso era nel cortile del Municipio di Roccaromana. Questo grande giardino era circondato da un muro perimetrale i cui resti sono ancora visibili in parte all’ angolo tra via Castello e Piazza San Cataldo e in via Marconi nei pressi dell’altro ingresso, costituito dal palazzo Zarone in largo Ponte, dove oggi è presente l’attività commerciale della famiglia Peluso.
Quando, assaliti dai debiti, i Zarone dovettero cedere le loro proprietà, vendettero ai Rinaldi il terreno che poi fu lottizzato da questi ultimi e venduto a privati, e donarono al popolo di Roccaromana la loro dimora di via Municipio affinché lì sì trasferisse la sede Municipale e divenisse il centro culturale roccaromanese.
Famiglia Perrotti
Quella dei Perrotti è stata la famiglia roccaromanese più cospicua nel passato, essendosi estinta nei primi decenni del 1900. L’ultimo erede Ferdinando Perrotti, infatti, sposò una De Ponte di Pietramelara ma, non avendo figli, lasciò le proprietà ai nipoti della moglie. Il palazzo Perrotti, oggi chiamato palazzo de Ponte per l’appunto, il cui nucleo originario risale alla prima metà del XVI secolo, era originariamente compreso nelle dimore del Duca di Roccaromana, unito quini al Palazzo baronale. Nel tempo fu ceduto o donato alla potente famiglia Perrotti. Al suo interno, fino a pochi anni fa, erano ancora visibili affreschi con temi classici, floreali e nature morte. Ancora oggi, però, si presentano ammirevoli i vani interni, la corte d’ingresso, le cantine, le imponenti scale, le bifore e la torretta di avvistamento posto al lato nord con la funzione di proteggere il palazzo e il centro abitato. Tra i componenti la famiglia ricordiamo Pasquale Perrotti, sindaco di Roccaromana dal 1885 al 1895 e dal 1897 al 1899, che istituì, nel 1897, il primo asilo infantile Froebeliano del circondario in alcuni vani adiacenti la chiesa della Ss. Annunziata.
Fece, inoltre, costruire nella seconda metà del XIX secolo una moderna, per quei tempi, dimora di campagna – ricordata come “a’ casa r’i massari ‘i Perrotti” – che fungesse da casa colonica per i tanti contadini che lavoravano la sua immensa proprietà terriera.
Buona parte dei beni di queste famiglie inizialmente appartenevano alla ricchissima Congrega di Carità, per anni diretta dal rev. Nicola Rinaldi. Col passare degli anni, quando la Congrega di Carità ebbe l’autorizzazione regia di gestire l’ospedale creato con la beneficenza, questa fu costretta a vendere alcuni beni che furono comprati a prezzo ridotto dagli stessi amministratori dell’ente, appunto i membri delle famiglie Rinaldi, Perrotti e Zarone.
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