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Alberto Beneduce, l’economista – politico casertano

  • Storia

Cenni biografici

L’essere umano, spesso, soffre di un grave deficit: la dimenticanza. Si dimentica in una maniera che sbalordisce il passato, ma soprattutto le personalità che hanno fatto parte del passato. Un personaggio casertano, di cui ne abbiamo sentito parlare specialmente nel contesto toponomastico, in quanto gli è dedicato un viale della città di Caserta, è Alberto Beneduce, di cui oggi ne ricordiamo la dipartita avvenuta a Roma il 26 aprile 1944.

Alberto Beneduce nacque proprio a Caserta il 29 marzo 1877 da Bernardino e da Maria Anna Casella. La sua vita, si può dire che fu costellata di successi sia nel campo professionale che in quello politico. Laureatosi a Napoli in matematica nel 1902, oltre ad essere stato un importante economista, fu deputato dal 1919 al 1929, nonché Ministro della Previdenza sociale e fu pure tra i promotori dell’Opera Nazionale Combattenti. Ricoprì, inoltre, ruoli nel mondo universitario dell’epoca, essendo stato professore di Economia e di Statistica.

Certamente, però, alla figura di Beneduce è legata, nel 1933, la fondazione dell’IRI (Istituto per la ricostruzione industriale), di cui ne ricoprì l’incarico di primo presidente. L’Ente venne fondato «per acquisire le proprietà industriali già in capo alle 3 grandi banche italiane, Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano e Banco di Roma, giunte al fallimento a seguito della grande crisi del 1929 e poi definite banche di interesse nazionale. Lo sviluppo italiano venne infatti accelerato con la promozione di banche miste, cioè abilitate, nel contempo, alla raccolta e all’investimeto». L’IRI presieduto da Alberto Beneduce, «vero regista del riassetto istituzionale italiano», giunse così a controllare la produzione siderurgica, elettrica e «la quasi totalità dei cantieri», compresa l’industria bellica nazionale.

L’esperienza terrena di Alberto Beneduce si svolse, però, nel periodo più buio della storia dell’umanità: lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’ascesa di duri totalitarismi (comunismo e nazismo), di regimi dittatoriali (fascismo) e successivamente lo scoppio del Secondo Conflitto Mondiale. Riguardo al Beneduce, uomo politico, pochi rammentano che egli fu amico di Benito Mussolini e, pur non essendo iscritto al Partito Nazionale Fascista, grazie alla benemerenza dello stesso Mussolini, ricoprì tuttavia incarichi di rilievo perché dimostrò sempre un certo valore.

Palazzo IRI in via Vittorio Veneto, Roma

L’esperienza politica

Tra gli episodi più emblematici della carriera politica di Alberto Beneduce, c’è quello avvenuto nel 1919, quando cioè lo stesso tenne nel teatro «Politeama – Vanvitelli» di Caserta il discorso di apertura della campagna elettorale delle elezioni politiche che si sarebbero tenute il 16 novembre di quello stesso anno. Il testa a testa era tra i due partiti, quello dei Democratici e Combattenti, del quale faceva parte il nostro, e quello Democratico Liberale. La lista del primo schieramento politico, che tra l’altro riportò un successo di non poco conto a quelle elezioni del 1919, era composta dai candidati: Enrico Altavilla, Alberto Beneduce, Pio Campoli, Antonio Casertano, Renzo de Renzis, Basilio Mazzarella, Felice Mercogliano, Giuseppe Paone, Giovanni Persico, Luigi Russo, Giovanni Tescione, Mario Zanfagna.

Nel corso del successivo biennio il gruppo era destinato a sfaldarsi, a causa soprattutto di alcuni contrasti sorti tra Alberto Beneduce e Antonio Casertano, dopo che, insieme a Giovanni Tescione avevano istituito il Partito Democratico Sociale. Alla vigilia delle elezioni politiche del 1921, l’on. Casertano abbandonò l’on. Beneduce, alleandosi con Ciocchi e dando vita al Partito Fascio Democratico (Fascio Littorio), mentre nel Partito Democratico Sociale (detto “Bandiera”) rimasero sia Alberto Beneduce che Giovanni Tescione.

Un episodio rancoroso

L’episodio che dimostrò, in qualche modo, il rancore che i «primi» fascisti ebbero nei riguardi di Alberto Beneduce è quello reso noto dallo storico casertano Olindo Isernia. Si trattò di un episodio singolare, ma allo stesso tempo, anche simpatico, perché il povero Beneduce fu vittima di un vero e proprio disguido. Il fatto avvenne a Formia nel dicembre 1922, cioè nei primi mesi della presa al potere del fascismo. Informava il sottoprefetto di Formia che il comandante della Squadra Fascista locale, Gioacchino Petrone, insieme con una decina di fascisti, si presentò dal maresciallo dei Carabinieri facendo presente «con parola eccitata» che, a quanto pare, in quella cittadina si aggirava l’on. Beneduce, tanto che il comandante fascista diede ordine di riunire tutti i fascisti «col proposito deliberato di ammazzare il Beneduce».

Subito, però, si resero conto che si trattava di un semplice equivoco, in quanto erano giunti a Formia alcuni ingegneri di cui uno in particolare rassomigliante proprio ad Alberto Beneduce. Nonostante ciò, il comandante fascista diede comunque ordine di circondare il Municipio formiano, temendo che Beneduce fosse scappato da qualche uscita secondaria. Ad ogni modo, dopo quei momenti di turbolenza, il maresciallo dei Carabinieri rassicurò i fascisti dicendo, appunto, che si trattava di uno sbaglio.

Bibliografia
  • Domenico Arnaldo Ianniello, Il giovane Alberto Beneduce, in Quaderni della Biblioteca del Seminario di Caserta 1, Caserta 1995;
  • Caserta e le sue strade, a cura di Alberto Zaza D’Aulisio, Caserta 2003;
  • Olindo Isernia, Nuovi Saggi di Storia Casertana: Ottocento – Novecento, Caserta 2006;
  • Enciclopedia Treccani.

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