Il 20 gennaio 1716 nacque a Madrid Carlo di Borbone, colui che diventerà il primo sovrano di Napoli indipendente, dopo secoli di vicereame, e che successivamente assumerà il nome di Carlo III come re di Spagna e delle Indie. Al neonato furono imposti i nomi di Carlos Sebastian: il primo in ricordo dello zio paterno, Duca di Berry – morto poco meno di due anni prima –; il secondo in onore del santo del giorno, San Sebastiano martire, prima coincidenza che lo legherà a Caserta, in quanto patrono della città.
Figlio di Filippo IV, re di Spagna, e di Elisabetta Farnese – dunque italo-spagnolo – fu l’ultimo sovrano a nascere nel Real Alcazar di Madrid, l’antica dimora dei monarchi spagnoli prima che venisse distrutta da un incendio 20 anni dopo.
All’Infante Don Carlos fu impartita un’istruzione di prim’ordine: parlava francese, imparò vari idiomi italiani come il Fiorentino, il Lombardo, il Napoletano. I suoi studi, tuttavia, si concentrarono anche su materie come: latino, matematica, geografia, cronologia, storia sacra e civile della Spagna e della Francia, nautica, ma il giovane principe si distinguerà per le sue conoscenze in fortificazioni e tattica militare, oltre che per il suo interesse verso la botanica. Avrà, infine, anche una forte passione per l’archeologia e l’antiquaria.
Giunto in Italia come Duca di Parma e Piacenza dal 1731, nonché Gran Principe di Toscana dall’anno successivo, con la conquista del Regno di Napoli nel 1734 preferì non utilizzare alcuna numerazione, per cui invece di Carlo VII rimase semplicemente Carlo re di Napoli. Da quel momento, incoronato a soli 18 anni, inizierà un’epoca di prosperità per il Reame mentre su altri troni sedevano importanti sovrani europei: Luigi XV re di Francia, Giorgio II re di Gran Bretagna, Maria Teresa d’Austria imperatrice del Sacro Romano Impero, Federico II re di Prussia, Elisabetta II imperatrice di Russia.
Re Carlo inaugurò una serie di riforme istituzionali come la fondazione della Real Camera di Santa Chiara cui furono attribuite funzioni giurisdizionali e consultive; promosse il riordino del complesso normativo e la redazione del Codice Carolino; riformò il sistema fiscale con l’istituzione del Catasto onciario con l’intento di una più equa imposizione; stipulò un concordato con la Chiesa che consentiva la tassazione di alcune proprietà del clero, ridimensionava le immunità ecclesiastiche e l’autonomia della giurisdizione separata attraverso la creazione di un tribunale misto; istituì, infine, il Supremo Magistrato del Commercio, dotato di competenza assoluta in materia di traffici interni ed esteri.
Il sovrano fondò, inoltre, due scuole per la produzione di importanti manifatture artistiche: la Real Fabbrica degli Arazzi (1737) e il Real Laboratorio delle Pietre dure (1738), sotto la direzione di artisti fiorentini; la Real Fabbrica della Porcellana di Capodimonte (1743), in cui lavoravano operai provenienti dall’antica fabbrica di Meissen, in Sassonia.
CARLO E TERRA DI LAVORO
Senza dimenticare le grandi opere nella capitale come il Teatro di San Carlo (1737), la Reggia di Portici (1738), la Reggia di Capodimonte (1738), e l’Albergo dei Poveri (1751), anche in Terra di Lavoro questo monarca fu promotore di una importante rete di siti reali che favorirono un grande sviluppo di questa provincia.
Prima di tutti Carditello (1745) che, nata come tenuta di caccia, divenne sotto Ferdinando IV quello che può essere definito il primo istituto sperimentale per la zootecnia in Italia, con gli allevamenti di bufale e cavalli. Del resto, qui nacque uno dei cavalli militari per eccellenza, il Persano.
Un sistema di Reali riserve di caccia (1751) che richiesero la realizzazione di importanti infrastrutture come ponti e strade a beneficio quindi della provincia. Nella sola valle del Medio Volturno se ne contavano molte e di grandi estensioni, anche per centinaia di ettari: a Ciorlano la Reale caccia di Torcino e Mastrati estesa per oltre 3.000 ettari; ad Alife le Reali riserve di caccia del Boschetto, dei Mallardi – detta anche del Boscarello –, e la Selva di Alife propriamente detta; a Cerreto Sannita e San Salvatore Telesino i boschi del Mazzocco e della Caldara; tra Alvignano, Dragoni, Ruviano e Caiazzo la Reale caccia della Spinosa; tra Alvignano, Caiazzo e Castel di Sasso, la Reale caccia di Montegrande; tra Caiazzo, Castel Campagnano, Squille ed Alvignanello, la Reale caccia di Selvanova; infine a Piana di Monte Verna, la Reale Fagianeria di Sarzano.
Anche a Caserta re Carlo fondò un’azienda di manifattura artistica: la Real Fabbrica di Maioliche, in funzione però solo nel 1753-56.
È chiaro, però, che la sua opera più grande è stata la Reggia di Caserta (1752). Innamorato di questi luoghi, acquistò nel 1750 dai principi Gaetani lo stato feudale casertano che divenne proprietà della Real Casa, entrando nel dominio privato del re. Il disegno di Carlo, quindi, mirava a trasferire la capitale del Regno proprio in questa città. Per l’approvvigionamento idrico del nuovo Palazzo Reale, poi, fece realizzare anche un condotto che prese il suo nome, l’Acquedotto Carolino, lungo 38 km dalla sorgente sul Monte Taburno al Parco reale di Caserta. Un tracciato che riforniva lungo tutto il suo percorso comunità agricole, attività manifatturiere, vasche ed abbeveratoi, ma anche la Real seteria di San Leucio, il Real sito di Carditello e infine le esigenze idriche di Napoli e della sua provincia.
Persino dopo aver lasciato nel 1759 il Regno di Napoli per salire sul trono spagnolo volle essere aggiornato periodicamente, con una fitta corrispondenza epistolare, da colui che era stato il suo fido ministro, il toscano Bernardo Tanucci, sullo stato dei Siti reali, delle Riserve di caccia, dell’agricoltura, dell’economia e degli abitanti della terra che aveva amato. Il Mar Mediterraneo e l’impero spagnolo delle Americhe non lo allontanarono mai dal suo amore per il Regno di Napoli e Terra di Lavoro, e i suoi abitanti lo ricordano oggi nel giorno del suo compleanno.
Bibliografia
- Aa. vv., Le vite di Carlo di Borbone. Napoli, Spagna e America, Napoli 2018.
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