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Maria Cristina di Savoia, la «Reginella santa» di Napoli

  • Storia

«I Santi risvegliano il mondo, facendolo uscire dal torpore della mediocrità e del male per aprirlo al dinamismo del bene»
(cardinale Angelo Amato)

La storia, non è stata solcata soltanto da uomini e donne “coraggiosi” e “valorosi”, ma anche dalla santità. Per essere santi non occorre necessariamente compiere grazie e miracoli ma, nel modo più semplice, occorre essenzialmente abbandonarsi totalmente alla volontà divina. La santità non è soltanto un dono permesso ai religiosi, ma anche ai laici. Numerosi, infatti, sono stati nel corso del tempo i laici votati alla santità. Di questa schiera di laici “impegnati” hanno fatto parte diverse categorie sociali, tra cui anche i governanti di nazioni e popoli differenti: si pensi per esempio a santo Stefano I re d’Ungheria (X-XI secolo), oppure a san Luigi IX re di Francia (XIII secolo), a san Ferdinando III re di Castiglia (XIII secolo). Questi, pur essendo vissuti in periodi differenti, hanno saputo realmente incarnare la Parola, mettendola in pratica a vantaggio dei loro sudditi. Tra le figure di regnanti, che della fede hanno fatto il punto nevralgico della loro vita, ricordiamo la beata Maria Cristina di Savoia, moglie di sua maestà Ferdinando II di Borbone e madre dell’ultimo sovrano del Regno delle Due Sicilie, Francesco II.

La beata Maria Cristina nacque nella bellissima isola sarda, a Cagliari all’epoca importante città portuale del Regno di Sardegna, dominio della dinastia Sabauda (quella che a partire dal 1861 regnerà su tutta la Penisola), il 14 novembre 1812 da re Vittorio Emanuele I di Savoia e da Maria Teresa d’Asburgo. La famiglia reale si trovava in quel periodo a Cagliari a causa dell’occupazione napoleonica del Piemonte. I primi insegnamenti della fede le vennero impartiti dalla madre fin dalla tenera età, tanto che, a distanza di pochi giorni dalla nascita, la regina Maria Teresa portò la piccola Maria Cristina presso il santuario della Madonna di Bonaria, luogo di culto caro al popolo cagliaritano, per invocare su di lei la celeste protezione della Vergine Maria.

A seguito della sconfitta di Napoleone Bonaparte, nel 1814, la famiglia reale sabauda poté fare ritorno nella capitale Torino. Maria Cristina passò l’età adolescenziale presso la corte, il cui ambiente, pur essendo austero, tuttavia non le impedì di far fuoriuscire la sua vivacità giovanile. Negli studi riportava ottimi voti, ma nella religione e negli atti di pietà ancor di più, tanto da possedere una vera e propria passione per la recita delle preghiere. Diverse caratteristiche, ad un certo punto della giovinezza di Maria Cristina di Savoia, concorsero a farne una descrizione del tutto positiva nei suoi riguardi: carattere dolce e riservato, fisico alto, una buona preparazione culturale e a tutto questo andava, poi, aggiunto il vantaggio che ne avrebbe riportato il principe che l’avesse presa in sposa.

Infatti non fu per nulla facile la scelta del matrimonio con il sovrano delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone, dando prova, nel contesto della scelta matrimoniale, del totale abbandono alla volontà di Dio. In realtà, però, i due regnanti non si erano mai conosciuti di persona. Il suo promesso sposo era totalmente diverso nel fisico e nell’atteggiamento rispetto a Maria Cristina, tanto da presentarsi estroverso e di buon cuore, ma con i modi della vivacità partenopea, amante dei divertimenti e di buona forchetta, con un fisico corpulento. Gli atteggiamenti docili di Maria Cristina riuscirono, tuttavia, in qualche modo, a correggere il carattere talvolta “plateale” del marito. La celebrazione del matrimonio dei due sovrani avvenne il 21 novembre 1832 nel santuario di Nostra Signora di Voltri, non lontano da Genova. Il 30 novembre Ferdinando e Maria Cristina giunsero a Napoli via mare e così il Giornale del Regno delle Due Sicilie ne descriveva il lieto evento: «Il cannone dei Castelli e quelli dei Forti del Golfo salutarono con tiri di letizia i Reali Legni che conducevano gli Augusti Sposi, ed in essi le nostre più care speranze».

È proprio nel contesto familiare, quanto da regnante, che la giovane regina riuscì a dimostrare la sua santità. Ogni sera i due sovrani partecipavano all’adorazione del SS. Sacramento esposto nella Cappella del Palazzo Reale di Napoli e spesso capitava pure che i due, coperti da mantello e cappello per non dare nell’occhio, si recassero nella chiesa del Gesù Vecchio dove ad attenderli vi era il rettore, il venerabile don Placido Baccher, pronto a dare loro consigli e suggerimenti. Quella della regina Maria Cristina non fu soltanto una vita costellata dalla preghiera e dal raccoglimento, ma anche da una vera e propria azione caritativa a favore degli indigenti della città di Napoli, i quali ben presto la ribattezzarono col nome di “Reginella santa”. Non mancò, infatti, di soccorrere anche personalmente i più bisognosi, avvalendosi il più delle volte delle testimonianze dettategli dai religiosi, per evitare la presenza di falsi poveri a discapito di veri poveri.

Sepoltura di Maria Cristina di Savoia nella Basilica di Santa Chiara a Napoli

Nel contesto casertano, la regina sabauda, come riportato da Maria Claudia Izzo in suo lavoro editoriale sulle chiese di San Leucio e della Vaccheria, luoghi ameni cari ai sovrani borbonici, viene evidenziato che «Tra il 1832 e il 1836 il quartiere godette dell’attenzione della regina Maria Cristina di Savoia, al luogo molto devota, […] Particolarmente attenta alla produzione serica del sito, assistette come possibile le famiglie di artigiani, fece venire da Parigi 12 nuovi telai e fece aprire un negozio in via Toledo a Napoli per lo spaccio dei lavori».

L’ultima prova della sua santità la diede al momento del parto del suo unico genito, colui che diventerà l’ultimo re delle Due Sicilie, Francesco II di Borbone, anch’egli in cammino verso le glorie degli altari. Dopo il parto, a causa di una setticemia, la giovane regina di Napoli si abbandonò nuovamente alla volontà celeste: «Ora debbo pensare solo a Dio», andandosene all’eternità il 31 gennaio 1836. I funerali della sovrana, defunta in concetto di santità, si svolsero con una massiccia partecipazione popolare e con la commozione unanime, perché il popolo napoletano, memore del bene che aveva profuso in vita, non la dimenticò mai. La sua salma venne, poi, tumulata nella Basilica di Santa Chiara di Napoli, nella cappella che ancora oggi accoglie le spoglie dei sovrani borbonici.

Il ricordo della santità della pia Maria Cristina di Savoia ha avuto ulteriore riscontro il 25 gennaio 2014 quando, nella stessa Basilica che conserva le sue spoglie, si celebrò la sua beatificazione, a cui presero parte non solo il popolo numeroso, ma pure delegazioni da ogni parte della Penisola.

Bibliografia
  • Aa. Vv., I Borbone di Napoli: una grande dinastia, Napoli 2012;
  • Gianni Califano, Maria Cristina di Savoia Regina delle Due Sicilie, Gorle 2012;
  • Cristianità organo ufficiale di Alleanza Cattolica, n. 372 aprile – giugno 2014;
  • Mariaclaudia Izzo (a cura di), Sulle orme dei Borbone: San Leucio e Vaccheria, Caserta 2006.

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