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San Ferdinando d’Aragona patrono di Alvignano

Oggi 27 giugno si celebra la festa liturgica di san Ferdinando d’Aragona (1030 ca-1082 ca), di sangue reale spagnolo, vescovo di Caiazzo; un grande santo che da più di nove secoli unisce le comunità di Alvignano e di Dragoni, delle quali è patrono, in una sincera quanto salda devozione.

Il documento più antico che attesta la sua reale esistenza è una pergamena dell’Archivio Vescovile caiatino datata 1231 in cui è riportato «Beato Ferrando confessori in eadem ecclesia quiescenti» e «in ecclesia Sancte Marie de Cornello coram arca beati Ferrandi». Quest’atto notarile, più precisamente, fu rogato nell’attuale chiesa di San Ferdinando in Alvignano ed esattamente davanti la tomba del «beato» Ferdinando.

Chiesa di San Ferdinando d'Aragona, già di S. Maria di Cubulteria, in Alvignano.

Occorre chiarire subito, però, che il Nostro non va confuso con un altro santo omonimo, san Ferdinando III (1198-1252), re di Castiglia e Leon. A sfatare questa inesatta interpretazione è proprio l’atto notarile appena citato e rogato 21 anni prima della morte del re spagnolo, avvenuta appunto nel 1252.

Curioso, comunque, è l’aneddoto del ritrovamento del suo corpo dopo secoli di abbandono: quello della “botte di san Ferdinando”. Durante i lavori della mietitura nella campagna alvignanese, alcuni contadini posero una botte di vino sopra una pietra all’ombra della basilica diruta. Il vino, perciò, avrebbe traboccato dalle congiunture tra le doghe della botte. Spostatala da quel luogo non avrebbe emesso più alcuna goccia e ripetuto più volte l’esperimento si riconobbe la natura miracolosa del fenomeno. A tal notizia stupefacente giunsero sul luogo il vescovo caiatino con il clero e facendo rimuovere la pietra si rinvenne la sepoltura dimenticata di san Ferdinando. Molti furono, poi, gli impedimenti soprannaturali del santo per non far trasferire le sue reliquie nella cattedrale di Caiazzo, e così furono riposte sotto l’altare maggiore della basilica di Santa Maria in Cornello di Alvignano.

Nella tradizione locale, al santo si ricorreva soprattutto contro le pestilenze e le febbri, ma probabilmente il più grande miracolo che gli si riconobbe fu la liberazione di Alvignano dalla famosa peste del 1656 che colpì tutto il Regno di Napoli decimandone metà della popolazione. Si racconta che durante l’epidemia la basilica di San Ferdinando fosse illuminata di notte da una luce soprannaturale, a conferma della sua protezione.

Storicamente provata, ancora, è la devozione dei re aragonesi di Napoli come quella del re Alfonso I che nel 1443 concesse ad Alvignano di tenere ogni anno una fiera in onore di san Ferdinando la seconda domenica di luglio. Ma la tradizione ci ha anche tramandato che il nostro santo apparteneva proprio alla famiglia reale aragonese. Lo stesso sovrano, infatti, confermava la sua parentela con san Ferdinando e in una delle volte in cui dimorò a Caiazzo prese per sé un bacile ed un boccale d’argento che secondo la tradizione erano appartenuti al santo, contraccambiando con una buona ricompensa alla cattedrale caiatina.

Cattedrale di Caiazzo, busto argenteo di San Ferdinando d'Aragona, opera di Matteo Treglia, 1706.
Cattedrale di Caiazzo, busto argenteo di San Ferdinando d'Aragona, opera di Matteo Treglia, 1706.

Il culto di san Ferdinando varcò i confini della diocesi caiatina quando nel 1626 il vescovo De Sio fece dono della mascella con denti all’imperatore del Sacro Romano Imperatore Ferdinando II d’Asburgo. Dopo varie vicissitudini, questa reliquia fu trasferita in Piemonte, a Casale Monferrato, dove tuttora si trova conservata nella cappella delle reliquie del Santuario di Crea.

La venerazione degli abitanti di queste contrade, poi, si espresse anche in campo artistico riempiendo le chiese della diocesi di numerose rappresentazioni del santo vescovo. L’affresco più antico che si conosce risale al XV secolo ed è ubicato nella chiesa dell’Annunziata di Alvignano; un altro, datato 1531, si trova nell’antichissima chiesa di San Mauro, sempre ad Alvignano. Ma le effigi cui sono più legati i fedeli sono i quattro busti che vengono portati in solenne processione durante la festività. Il primo si trova nella chiesa dell’Annunziata di Dragoni; altri due sono conservati ad Alvignano di cui quello più antico, risalente al 1819, fu commissionato grazie alle donazioni delle più antiche famiglie alvignanesi che lo dotarono anche di una teca d’argento, di un anello e di una croce pettorale contenente una sua reliquia. Il quarto e più importante busto, infine, è una magnifica opera in argento conservato nella cattedrale di Caiazzo e realizzato nel 1706 dal famoso orefice argentiere napoletano Matteo Treglia, noto soprattutto per aver realizzato la mitria di san Gennaro conservata nel Museo del Tesoro di San Gennaro a Napoli.

Di cotanto patrimonio spirituale, storico, artistico e umano sono depositari, perciò, gli abitanti della diocesi di Caiazzo – di cui san Ferdinando è compatrono – che oggi, al suono delle campane a festa, inaugurato da quella posta nel 1651 sul campanile della cattedrale di Caiazzo e dedicata al santo, sapranno rendere omaggio ad una grande vescovo, modello perfetto di cristiano, e sapranno rendersi capaci di una nuova evangelizzazione e della rinascita del Cristianesimo nella diocesi.

Bibliografia
  • TOMMASO TARTAGLIONE, Ferdinando d’Aragona. Vescovo e Santo. Storia, tradizione, arte, Alvignano 2018.

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