Dalla disamina di documenti, conservati nell’Archivio di Stato di Caserta, si sono apprese alcune delle ultime disposizioni dettate al notaio Nicola Gambella nel 1715 dal vescovo di Alife Angelo Maria Porfirio (1703-1730).
Il prelato aveva disposto con abbondanza di particolari le fasi di svolgimento del suo funerale precisando altresì di voler essere sepolto davanti all’altare di San Venanzio, di sua proprietà, nella chiesa dell’Annunziata di Piedimonte d’Alife (oggi Piedimonte Matese).
Tra le ultime volontà dichiarate risultano le disposizioni di voler far inventariare e vendere i suoi argenti, affinché la terza parte del ricavato fosse distribuita ai poveri di Alife, Piedimonte e Vallata, e retrovendere l’antica Cappella della SS.ma Annunciata, successivamente dedicata a San Venanzio, e oggi a San Girolamo, ai Canonici della Collegiata. Questi, però, in compenso avrebbero dovuto provvedere a celebrare messe in suffragio della sua anima e di quelle della sua famiglia fino all’esaurirsi del fruttato (rendita capitale e interessi) ottenuto dalla somma riscossa a seguito della vendita e del reinvestimento.
Riportiamo alcuni stralci trascritti nella lingua del tempo, ma resi più scorrevoli:
Et il molto rev.do D.r Sig. r Don Giuseppe Perrini e Can.co Don Cosimiro [n.d.r. Casimiro de Benedictis], esecutori della prima disposizione del fù Don Angelo Maria Porfirio Vescovo di Alife come dal suo Codicillo in scriptis chiuso, e sigillato à dì 20 maggio dell’anno 1715, mediante publico (n.d.r. pubblico) atto per mano mia a dì ————dell’anno 1730 al quale acconsentendo anche in noi, agente similmente, et interveniente alle cose infrascritte per se a detto nome, et in nome, e parte delli eredità del detto Vescovo fù Monsignor Porfirij, e per li di lui eredi, e successori, dall’altra parte,
Esse parti à detti nomi respettivi spontaneamente hanno asserito avanti di noi come il detto fù monsignor Porfirij ne detti suoi ultimi codicilli, colli quali se ne morì, ordinò, che si fussero venduti tutti gli argenti suoi proprij, che fece inventariare dal q.m N.m [ fu Notario (m)] Francesco Paterno, e di quello se ne fusse ricavato, una terza parte (e) se ne fusse (fosse) dispensata à poveri d’Alife, Piedimonte e Vallata et il restante si fosse reinvestito in compra di censi, ò de’ beni stabili, e del fruttato se ne fussero celebrate messe l’anno in perpetuum nella detta Cappella di San Venantio per l’anima sua e dei suoi antenati [quali= le quali] coprivano (calcolate) a’ ragione di grana quindici l’una, per quante capivano (fino alla copertura dell’incasso) al fruttato di detto reinvestimento senza detraerne (detrarne) cosa alcuna per lo mantenimento di detta Cappella, mentre a questo fine si ritrovavano assegnati altri censi a’ beneficio delli suddetti RR. Sig.ri Canonici; et al fine di accettare detto legato, essendo già sortita la vendita di detti argenti per docati 219. 3. 16, dà quali toltone la terza parte restano per detto legato 146.2.10 2/3 essersi per parte di detti Sig.ri Canonici. Data supplica all’ill.mo Monsignor Ivone l’assenso, e beneplacito per l’accettazione suddetta, come appare dal detto assenso, che originalmente si conserva nel presente Instrumento del tenor che siegue cioè = S’ inserisca =”.
Nella premessa di un altro rogito, ancora, si evince in forma più chiara e particolareggiata la retrovendita della cappella:
Si legge, infatti, che i Canonici si costituiscono “possesori della Cappella di San Venantio, eredi, in detta Chiesa Collegiata, e per essa deputato speciale alle sottoscrizioni il R.do Can.co V. J. D.ri Domino D. Ottavio Pitò e disse…”;
Ancora, si può intravedere l’affetto per la Chiesa cattedrale Alifana quando dispone che le rendite del Vescovado siano devolute in favore della “detta Chiesa Cattedrale Sua dilettissima Sposa” come risulta da un altro stralcio che sotto di seguito si riporta integralmente.
Bibliografia
- FILIBERTO SASSO, San Sisto I, il rinvenimento del Sacro Corpo, i luoghi di culto, i fatti, le tradizioni e le disposizioni liturgiche, Piedimonte Matese 2016.
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