Vai al contenuto

La chiagnuta per Carnevale morto a Marcianise

«Vicièee pecché si muorto! Li gioia so’…», rimbombano le voci a Marcianise in provincia di Caserta ad annunciare la fine del Carnevale e l’arrivo della Quaresima.

Si rinnova, così, di anno in anno l’antica tradizione che prevede la messa in scena della morte di Carnevale, chiamato affettuosamente Vincenzo, con la tipica chiagnuta (lamentazione). L’usanza, che attira curiosi e turisti provenienti da svariate parti della Campania, è presente con forme simili in tante comunità di Terra di Lavoro.

La scena tipica, allestita solitamente in una abitazione aperta al pubblico, prevede un letto funebre in cui viene sistemato un fantoccio, “Vincenzo” Carnevale appunto, con attorno lumini e drappeggi che contribuiscono a rendere l’atmosfera più cupa.

Sul fantoccio sono evidenti alcuni simboli che richiamano l’abbondanza della carne, come un pezzo di salsiccia secca posto in bella vista nelle parti intime, una bottiglia di vino e salumi di maiale appesi sopra il letto di morte.

Il lamento dei presenti è abbastanza giocoso, con pianti e battute scherzose cariche di impeto vocale all’indirizzo del povero Vincenzo, la cui colpa è quella di essere morto prematuramente. Il parodistico e comico pianto, eseguito senza regole fisse ‘a fronna ‘e limone, è accompagnato e intervallato con il suono della tammorra e delle castagnette.

Rilevazione di Paola Cantelmo, Pasquale Corrado, Marco Limatola e Anna Redi – Marcianise 1986

La lettura del Canto rituale per la morte di Carnevale, di cui riporto alcune strofe raccolte a Marcianise grazie a varie fonti, restituisce la musicalità delle colorite espressioni dialettali:

È muorto!… È muorto!…

Carnavà si sapevo ca murive
t’accerevo n’ata vallina.
Lì gioia so’…
‘a sotto so’!

Vicièee… Vicièee pecché si muorto!…
Lì gioia so’…

Vicienzo è muorto
e sempe ‘ncriccato ‘o tene!…
Lì gioia so’…

Pecchè si muorto!…
Che belli ccose tenive ‘a sotto…

Chillo mò more ‘e collera,
chiamate ‘o cunfussore…
Lì gioia so’…
‘a sotto so’!

Chiagnite!… Chiagnite!…

Negli anni ’70 del secolo scorso il rituale fu ampiamente documentato dall’etnomusicologo Roberto De Simone nella stesura del celebre volume “Carnevale si chiamava Vincenzo”.

Rilevazione di Vincenzo Capuano – Marcianise 17 febbraio 2015

Al termine della veglia funebre, che culmina nel Martedì Grasso, il fantoccio viene solitamente bruciato su un grosso fuoco acceso per l’occasione, intorno al quale si eseguono nuovamente danze e canti popolari. La comunità con la distruzione del fantoccio, su cui ricadono simbolicamente tutte le colpe e i peccati, si purifica ed è pronta ad affrontare, quindi, un nuovo anno.

Bibliografia

(*) In copertina foto di Antonio Pascarella, Marcianise 2015.


Perché la citazione è importante
Abbiamo bisogno del tuo sostegno, che può essere fatto con pochi clic. Se decidi di utilizzare i contenuti del nostro sito web non dimenticare di citare la fonte, indicando il link del nostro articolo. Questo valorizzerà il nostro lavoro! Per maggiore supporto non esitare a contattarci.

Condividi: