Vai al contenuto

Luigi Vanvitelli, il grande architetto

  • Storia

«Quantunque le grandi opere dal tuo genio architettate e dirette sieno bastanti a render il tuo nome glorioso, e ad eternare la fama, pure non ti spiaccia, che l’unico nipote che ti avanza abbia preso la cura di scrivere la tua vita per rilevarne maggiormente le virtù»

(Luigi Vanvitelli junior)

Premessa

Quest’anno, e più precisamente il 1° marzo 2023, ricorrono i 250 anni dalla morte del grande architetto Luigi Vanvitelli, avvenuta appunto il 1° marzo 1773. Caserta, punto nevralgico delle celebrazioni vanvitelliane, promuoverà e ospiterà attività culturali variegate, dalle mostre ai convegni, il tutto incentrato alla promozione umana ed artistica dell’architetto. È ovvio che Caserta e Vanvitelli sono un binomio inscindibile, e questo grazie alla ubicazione della maestosa Reggia. Questo periodo celebrativo, però, è anche e soprattutto un momento di riflessione storica, tenendo ben presente la folta bibliografia che esiste su Luigi Vanvitelli. Certamente, l’opera di gran pregio ancora oggi richiesta dagli studiosi, resta quella del sacerdote e studioso napoletano monsignor Franco Strazzullo, curatore della corposa opera in tre volumi dedicata alle lettere scritte da Vanvitelli e conservate nella Biblioteca Palatina della Reggia di Caserta. Ma Vanvitelli, purtroppo, come la gran parte dei personaggi che hanno dato lustro alla nazione italiana, ad un certo punto rischiano di cadere nel “dimenticatoio”, essendo “celebrati” soltanto in particolari occasioni, ritornando poi ad essere dei semplici nomi “scolpiti” sui monumenti e sulle lapidi commemorative. La celebrazione dei 250 anni dalla morte non deve essere una occasione effimera, ma deve essere piuttosto continuo nel corso del tempo per cercare di suscitare soprattutto nei giovani, attraverso la figura di Luigi Vanvitelli, il senso di appartenenza, e perché no, un pizzico di sano orgoglio. 

 

Cenni biografici

La prima biografia dedicata a Luigi Vanvitelli risulta essere quella del nipote omonimo, uscita dai torchi tipografici a Napoli nel 1823, e cioè cinquant’anni dopo la dipartita del nonno. Nel tempo, però, sono state diverse le pubblicazioni dedicate a Vanvitelli, alcune delle quali riproposte in più edizioni. Luigi Vanvitelli nacque a Napoli il 12 maggio 1700, dall’olandese Gaspar Van Wittel (Amersfoort 1653 – Roma 1736) e dalla romana Anna Lorenzani. Il papà, di professione pittore, giunse in Italia giovanissimo perché attratto non soltanto dall’ambiente del Bel Paese, ma soprattutto dalla folta schiera di artisti che lo caratterizzavano. Quando il piccolo Luigi vide la luce, Gaspar insieme con la moglie Anna si trovava a Napoli, ancora sotto il dominio vicereale spagnolo, perché lo stesso Gaspar aveva ricevute delle commissioni dal viceré Luigi Francesco de la Cerda duca di Medinaceli. Commissioni consistenti nella decorazione pittorica degli ambienti del suo palazzo. A causa degli eventi turbolenti relativi alla “congiura di Macchia”, ordita dal principe Gaetano Gambacorta nel 1701 insieme con altri rappresentanti della nobiltà napoletana per cercare di destituire il governo vicereale spagnolo, Gaspar ritenne opportuno di trasferire al sicuro la moglie Anna col piccolo Luigi a Roma, città dove Gaspar nel 1702 raggiunse il resto della famiglia. In quest’anno, poi, la gioia familiare venne coronata dalla nascita di un altro figlio, Urbano, a cui Luigi sarà particolarmente affezionato. Legame testimoniato in particolar modo dalle numerose lettere ed egli inviate nel corso del tempo. 

Luigi Vanvitelli iniziava a mettere a frutto il suo estro artistico ed cominciava a formarsi nell’ambiente culturale romano, come ci fa sapere il nipote nella sua biografia: «di sei anni già disegnava dal vero, e di venti aveva dipinta in Roma la cappella delle reliquie in Santa Cecilia a fresco, e ad olio il quadro della Santa medesima. Pinse anche nella di S. Bartolomeo de’ Bergamaschi, ed in Viterbo in quella del Suffragio». Dimorando nella “Città eterna”, il giovane Luigi, sempre dalle parole biografiche dell’omonimo nipote «si applicò seriamente agli studi matematici, ed a quelli della statica, della meccanica, dell’idraulica e della prospettiva; e dopo aver appresi dal padre i primi principii di architettura, passò a studiarla profondamente sotto de messinese Abate Filippo Ivara». Il fatto di dimorare nell’Urbe, poi, diede la possibilità a Vanvitelli di apprezzare e di studiare al meglio le opere dei primi grandi architetti, osservandone «le più rinomate tra le fabbriche antiche, e le moderne di buon gusto».

Vanvitelli ebbe, a seguito del matrimonio con Olimpia Starich, ben otto figli: Carlo, Pietro, Gaspare, Tommaso, Francesco, Anna Maria, Maria Cecilia, Maria Palmira. Il primogenito Carlo, in particolar modo, seguì maggiormente le orme paterne, divenendo e architetto, proseguendo i lavori della reggia di Caserta e realizzando pregevoli architetture. Pietro, invece, divenne architetto militare e seguì re Carlo di Borbone in Spagna. Maria Cecilia, invece, andò in sposa all’allievo del padre, l’architetto Francesco Sabatini. 

Statua di Luigi Vanvitelli, opera dello scultore marcianisano Onofrio Buccini, 1879

Una vita professionalmente “movimenta”

Vanvitelli, nel corso della sua formazione umana, quanto professionale, ebbe l’opportunità di conoscere l’architetto nonché scenografo ed orafo messinese, Filippo Juvarra che nel 1715 si trovava a Roma per il progetto di una nuova sacrestia nella basilica di San Pietro in Vaticano. La figura dell’architetto Juvarra, divenne per Vanvitelli un punto di riferimento. Ben presto la fama di Vanvitelli iniziò ad avere eco negli ambienti importanti della città papale, e per questo gli vennero commissionati vari lavori, tra cui: due disegni per la basilica di San Giovanni in Laterano, il convento di Sant’Agostino e quello che lo rese più celebre nel contesto romano, il rifacimento della cupola della basilica vaticana. A quest’ultimo proposito, lo stesso nipote racconta, con particolari, la questione della cupola vaticana: «Ma l’opera che attirò al Vanvitelli grandemente l’invidia e la gelosia de’ contemporanei architetti, fu il risarcimento della grande cupola del Vaticano». Dell’attività professionale di Vanvitelli si ha notizia sempre tramite il nipote che, in modo certosino, elencò in un “Catalogo Generale” le opere eseguite dal nonno. A primeggiare, certamente, ci sono i lavori eseguiti in diverse località dell’allora Stato della Chiesa, come per esempio, il restauro del palazzo Albani ad Urbino, oppure la costruzione del Lazzaretto ad Ancona meglio noto come “mole vanvitelliana” e, nella stessa città marchigiana, nella cattedrale romanica che sovrastata sul colle Guasco, la cappella delle reliquie di San Ciriaco vescovo e martire, patrono della città. Oltre al rifacimento della cupola della basilica vaticana, Vanvitelli, nel 1750 lavorò agli ornamenti delle tribune nella stessa basilica di San Pietro. Tracce di Vanvitelli sono, in un certo modo, presenti pure in Lombardia dove, a Milano, progettò la nuova facciata del duomo – purtroppo mai realizzata – e dove fu inizialmente chiamato per la realizzazione di una nuova reggia. Il progetto, poi, fu affidato ad un allievo di Vanvitelli, Giuseppe Piermarini che progettò il restauro del palazzo reale. 

L’elenco più lungo di opere eseguite, tuttavia, riguarda ovviamente Terra di Lavoro e Napoli. Nella capitale, infatti, progettò il foro Carolino – attuale piazza Dante –, il quartiere di cavalleria al ponte della Maddalena che, il nipote descriveva come un «edifizio sodo e ben conveniente alla sua destinazione, sì per l’apparenza, che per ogni altra comodità». Si ricordano, ancora i lavori della facciata del palazzo del principe di Campolieto al largo San Domenico Maggiore, il restauro della facciata del Real Palazzo di Napoli e della chiesa dell’Annunziata, il restauro del Real Teatro San Carlo e il prosieguo dei lavori del Real Albergo dei poveri. Vanvitelli operò anche fuori dalla capitale, come a Caserta con l’edificazione della superba Reggia, e dell’Acquedotto Carolino con i relativi «ponti a tre ordini di arcate»; a Maddaloni con la composizione di un altare maggiore e del ciborio nella chiesa del Corpus Domini; a Portici con il restauro del Real Palazzo e l’ampliamento dei giardini circostanti. Il nome di Luigi Vanvitelli, provvidenzialmente, fece eco anche lontano dalla Penisola, dato che nella capitale spagnola, Madrid, realizzò il disegno del palazzo del Correa e la porta ed il ponte di Toledo.

 

La reggia di Caserta: il magnifico capolavoro architettonico

Chi pensa a Luigi Vanvitelli, automaticamente, pensa alla Reggia di Caserta e viceversa. Che Vanvitelli e il palazzo reale casertano siano un binomio inscindibile è un dato certo. Nel 1750 re Carlo di Borbone acquistò il feudo di Caserta dalla nobile famiglia Caetani di Saermoneta. Il luogo in questione si trovava a pochi chilometri dalla capitale e lontano anche da “pericoli” provenienti dal mare. L’idea del sovrano Borbone, tuttavia, fu soprattutto quella di edificare una reggia che avesse potuto competere con le altre residenze reali disseminate per il Vecchio Continente. Il re, pertanto, dopo avere presi in considerazione diversi architetti, scelse Luigi Vanvitelli a cui affidò l’incarico, appunto, di progettare il palazzo reale con il grande parco. Fu così che, il 20 gennaio 1752, compleanno del monarca, fu celebrata la posa della prima pietra per la grande fabbrica. Si trattò di una cerimonia imponente, narrata da Luigi Vanvitelli in persona tramite una delle sue numerose lettere: «Al primo apparir dell’Aurora del giorno 20 di Gennaio dell’anno 1752, che si dimostrò così puro, e lucido, come se il Cielo ancora avesse preso parte nella pubblica letizia, nel piano destinato all’Edificio, comparir si videro i Regimenti di Fanteria del Molise, e dell’Aquila, e vari Squadroni di Cavalleria  dei Regimenti del Re, e Dragoni della Regina, che tutti insieme descrivevano l’ambito de’ muri principali della futura Fabbrica: gli Squadroni di Cavalleria i due lati maggiori del rettangolo, la Fanteria i due minori; gli angoli furono occupati da otto cannoni, due per angolo, e co’ rispettivi Artiglieri, e Milizie di quel Corpo».

Per l’edificazione di questa immensa opera furono impiegati moltissimi operai, tra cui anche forzati e schiavi musulmani, molti dei quali ricoverati nel vicino ospedale di Casanova – oggi Casagiove –. I lavori di costruzione procedettero velocemente fino al 1759, quando re Carlo si allontanò lasciò il Regno di Napoli per la sua incoronazione come nuovo sovrano di Spagna. Dopo la morte di Luigi Vanvitelli, la costruzione continuò per mano del figlio Carlo Vanvitelli e poi da altri architetti. La maestosa Reggia, tuttavia, anche se abitata fin dal 1780, fu terminata soltanto verso la metà del XIX secolo, e cioè sotto il regno di Ferdinando II di Borbone. 

 

Il tramonto del grande architetto

Luigi Vanvitelli visse gli ultimi della sua vita a Caserta, dimorando nelle immediate vicinanze della Reggia, in un palazzo accanto all’antica chiesa di Sant’Elena imperatrice, sede dell’Arciconfraternita dell’Augustissima Croce, Orazione e Morte. Trovandosi l’abitazione adiacente al sacro edificio, l’architetto aveva ottenuto dalla Santa Sede il permesso di aprire un coretto così da poter partecipare alle sacre funzioni comodamente da casa. Dopo una vita dedita alla professione e alla famiglia, il 1° marzo 1773, all’età di 73 anni, Luigi Vanvitelli restituì la sua anima al Signore. L’atto di morte venne redatto dall’allora parroco di San Sebastiano martire in Caserta, trovandosi l’abitazione di Vanvitelli in quella giurisdizione. Lo scritto in questione così viene riportato, in latino, dal parroco dell’epoca: 

LUIGI VANVITELLI Architetto del Real Palazzo di Caserta, e di questa vasta Villa Reale

Anno Domini 1773 die vero prima mensis martij Marcus Aloij sices Vanvitelli Romanus vir Magnificae olimpiae etatis suae annorum 70 circiter receptis Sacramentis Penitentiae Eucharestiae et extremae uncthionis Animam Deo reddidit cuius corpus sepultum est die sequenti in Ecclesia San Francisci de Paula de mei Parochi licentia.

Come è noto, e come è possibile evincere dal menzionato atto di morte, Luigi Vanvitelli per sua devozione volle essere sepolto nella chiesa di San Francesco di Paola in Caserta, retta dai Padri minimi. È, infatti, ormai noto l’atto di sepoltura:

A dì Primo di Marzo 1773

D. LUIGI VANVITELLI

Passò da questa a miglior vita il Sig.r D. Luigi Vanvitelli Ingegnere del Re munito con tutti i Sacramenti, nella Terra di Caserta, dove abitava, e per sua divozione volle farsi seppellire nella nostra Chiesa Parrocchiale di San Francesco di Paola della Città di Caserta.

Caserta, un secolo dopo dalla morte, non dimenticò l’architetto che la rese celebre in quanto nel 1879 venne inaugurato il monumento a lui dedicato, eretto nella ex piazza del mercato – oggi piazza Vanvitelli –. L’opera venne commissionata dal Comune di Caserta ad un’altra gloria artistica di Terra di Lavoro, lo scultore marcianisano Onofrio Buccini. La scultura raffigura, appunto, Luigi Vanvitelli che con la mano protesa indica la direzione in cui è ubicato il suo capolavoro: la Reggia per antonomasia.

Con la morte di Vanvitelli si chiudeva l’epoca di una grande caposcuola nella cui cerchia trovarono posto uomini artisticamente talentuosi. Probabilmente, per Caserta, terminava una delle “ore più belle” della sua storia. 

Bibliografia
  • Luigi Vanvitelli, Vita dell’architetto Luigi Vanvitelli, Napoli 1823.
  • Franco Strazzullo, Le lettere di Luigi Vanvitelli della Biblioteca Palatina di Caserta, III volumi, Galatina 1976.
  • Antonio Gianfrotta (a cura di), Manoscritti di Luigi Vanvitelli nell’archivio della Reggia di Caserta 1752 -1773, Città di Castello 2000.
  • Giuseppe De Nitto, Luigi Vanvitelli: l’uomo, l’artista, Caserta 2020.
  • Giuseppe Pesce e Rosaria Rizzo, La Reggia di Caserta, Portici 2020.
  • Archivio Storico Diocesano di Caserta, fondo Parrocchia San Sebastiano – Caserta, Liber tertius mortuorum ab anno 1768 usque ad integrum annum 1835, busta 11 – incartamento 30.
  • Archivio della Parrocchia di San Francesco di Paola in Caserta, Liber Mortuorum.

Perché la citazione è importante
Abbiamo bisogno del tuo sostegno, che può essere fatto con pochi clic. Se decidi di utilizzare i contenuti del nostro sito web non dimenticare di citare la fonte, indicando il link del nostro articolo. Questo valorizzerà il nostro lavoro! Per maggiore supporto non esitare a contattarci.

Condividi: