Il 18 ottobre 1869 Re Vittorio Emanuele II e il Ministro dell’Interno del Regno d’Italia Luigi Ferraris, appartenente al gruppo parlamentare della Destra Storica, firmavano lo statuto organico della Congregazione di Carità del Comune di Roccaromana che, oltre a istituire formalmente la Congregazione, autorizzava quest’ultima a fondare e a gestire un ospedale di beneficenza nei locali dell’ex convento agostiniano adiacente alla Chiesa della Ss. Annunziata.
Con l’allontanamento dei monaci, avvenuto negli anni del Risorgimento, la Congrega di Carità ebbe a disposizione lo storico edificio insieme alla liquidità finanziaria e a vari beni immobili di proprietà della Chiesa della Ss. Annunziata, come questo atto catastale del 1734 ci attesta:
Soffermiamoci, quindi, sui punti più interessanti dello statuto. Il testo era composto da 22 articoli, tutti studiati e scritti da illustri roccaromanesi. La congregazione era composta da un presidente e da 4 consiglieri la cui nomina spettava al Consiglio Comunale. Il fine principale dell’ente era quello di amministrare i beni destinati ai poveri del paese e di mantenere l’ospedale di beneficenza con le donazioni private elargite dalle famiglie più ricche del paese e dai proventi ricavati dalla gestione delle cappelle laicali del territorio (la Chiesa dell’Annunziata AGP, la cappella di San Giuseppe annessa al palazzo nobiliare dei Rinaldi in largo Cappella, le cappelle del Ss. Rosario e del Purgatorio in Statigliano, la cappella di San Michele in Santa Croce). Dirigeva la congregazione il Presidente che convocava le adunanze dell’assemblea. Le votazioni sulle discussioni affrontate venivano effettuate per alzata di mano.
Nell’articolo 24 venivano elencati coloro che erano da ritenersi poveri: lavoratori a giornate, i contadini con famiglia numerosa, le vedove con i figli a carico, le donne nubili e maritate che versavano in condizioni di ristrettezze con i mariti lontani o malati, i portatori di una invalidità, lavoratori a giornate che non potevano provvedere al benessere della propria famiglia, coloro che a causa di calamità erano in stato di sventura, quelli che si trovavano nello stato di miseria comprovata perché non avevano una qualificazione o un lavoro senza averne colpa. Una sorta di ben organizzato reddito di cittadinanza…
Un altro articolo degno di nota è il n. 27 che specificava come, con le firme del presidente e del medico sulle ricette, le persone meno abbienti potessero acquistare, gratuitamente o a prezzi ridotti, farmaci presso una farmacia convenzionata con l’ente di carità. Con lo scioglimento della Congrega, avvenuto prima della Seconda guerra mondiale, tale facoltà passò al presidente dell’ospedale.
Lo statuto fu scritto l’8 maggio 1868 da cittadini illustri di Roccaromana: il sacerdote don Nicola Rinaldi, Pietro Attanasio, Pasquale Angelone, Gaetano Amato, Pasquale Zarone, Marzo Zarone, Pasquale e Ambrogio Perrotti. Uno statuto così all’avanguardia non poteva che essere firmato dalle autorità di allora che in tal modo autorizzarono la Congregazione a gestire l’ospedale, ma soprattutto elevarono un semplice ente locale di carità ad ospedale regolamentato. La caparbietà e l’azione dei membri della congregazione ci ha permesso di avere uno fra i primi ospedali della provincia ad essere inaugurato dopo l’Unità d’Italia.
Fu così che, finalmente, il 27 ottobre 1873, con l’aiuto delle più eminenti personalità di Roccaromana e della provincia, e grazie agli enormi sforzi della Congregazione e del comune di Roccaromana, vide luce il nuovo ospedale di beneficenza come ricordato da questa lapide commemorativa.
Giorno ridente fu quel 27 ottobre, ricordato da A. R. Ricciardi nella sua opera: «data solenne che tu sempre abbia scolpita a caratteri d’oro nella tua mente e nel tuo cuore poverello. E tu Ospedale di Beneficenza non lasciarti corrompere dalle bellezze del mondo, tu hai vita per il povero nel piccolo centro di Roccaromana, per esso tu sei l’Arca Santa della Civiltà, la Promessa dell’Avvenire».
Ai grandi roccaromanesi che ci hanno preceduto, ai quali dobbiamo riconoscere doti singolari e spiccata intelligenza, va il ringraziamento per quanto fatto e per aver gettato le basi di quella che è stata per anni fonte di ricchezza e di sviluppo sociale.
Uno degli ultimi atti della Congregazione risale al 1914 ma probabilmente l’ente fu sciolto durante gli anni ’30. Dopo la Seconda guerra mondiale la gestione dell’ospedale passò al Comune e all’ECA per finire poi amministrato dalla regione tramite l’ASL.
L’opera riformatrice della Congrega non cessò, infatti i suoi dirigenti tentarono di istituire una cassa di depositi e prestiti basata su una solida idea di solidarietà sociale, al fine di abolire ogni forma di pauperismo. Inoltre la Congregazione si rese protagonista della creazione e del restauro di importanti opere pubbliche dimostrando come si potesse migliorare e rendere più funzionale e bello il proprio paese. In primis va ricordato il grandioso restauro del 1867 della monumentale Chiesa della SS. Annunziata che versava in stato di abbandono.
Nel 1897 la Congrega stanziò una parte dei proventi per la creazione ed il mantenimento di un asilo infantile froebeliano, uno dei primi a sorgere nell’Alto casertano prendendo spunto dalle tesi filosofiche in materia di formazione del pedagogista tedesco Froebel come provato da questa lapide posta sul portale d’ingresso dell’asilo, adiacente all’ospedale. All’interno fu posta una lapide con una scritta significativa: «VIVIAMO PEI NOSTRI BAMBINI» a dimostrazione di quanto l’Ente di carità avesse a cuore la formazione e la salute socio-psichica dei bambini di Roccaromana.
Negli anni si susseguirono varie personalità alla guida dell’Ente di carità e fra questi ricordiamo don Nicola Rinaldi, Ambrogio Perrotti, Pasquale Perrotti, Alessandro Zarone, Diomede Rinaldi, tutti appartenenti alle famiglie più ricche e potenti del paese, quelle stesse che nel corso degli anni ‘20/30 si impadronirono di parte dei beni della Congregazione.
Anche a Pietramelara e Riardo, prima del Regno d’Italia, vi erano piccoli istituti di carità per la cura dei poveri e dei malati (a Pietramelara era ubicato tra via Recinto e Via Matese, a Riardo poco distante dalla Chiesa di S. Maria a Silice) ma essendo questi poco organizzati non furono riconosciuti ed elevati ad ospedali nel nuovo Regno.
È interessante constatare, infine, come un re proveniente dal nord concedesse a Roccaromana, che negli anni del Risorgimento fu sua acerrima nemica, un ospedale mentre la tanto desiderata ed “elevata” Repubblica, decenni dopo, lo chiuse turlupinando, per decenni la popolazione locale. Speriamo ora che le odierne istituzioni provvedano al più presto al riutilizzo di quella gloriosa e storica struttura per portare sollievo sanitario, sociale ed economico, a questo territorio ormai impoverito.
Bibliografia
- Statuto organico della Congregazione di Carità del Comune di Roccaromana, Napoli 1870;
- Raffaele Alfonso Ricciardi, Roccaromana – Monografia Storica, Napoli 1887;
- Documenti privati della famiglia Rinaldi di Roccaromana.
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